Lina si alza tutte le mattine alle sei, prepara la colazione per i figli e il marito, esce di casa e va a riordinare le case altrui. Case più belle della sua, più grandi, meglio arredate. Case di gente che lavora. Custodisce le chiavi degli appartamenti in una borsetta di vernice rossa che le hanno regalato, il Natale scorso, le Signore del condominio di via Giacomo Leopardi. Arriva discreta e silenziosa nelle loro belle case e si reca dritto al ripostiglio dei detersivi. Compie gesti ripetuti, di routinaria memoria. La signora Matilde è attenta soprattutto alla pulizia del bagno e della cucina; la signora Marianna ha a cuore che il pavimento sia sempre lustro; la signora Giuliana si è raccomandata che la cameretta del bambino sia rispolverata ogni giorno ché il piccolo soffre di allergia; la signora Carmela darà una festa sabato sera e vuole che la sala sia a posto; la signora Selène, col suo accento straniero le ha domandato di avere cura delle sue piante…
Un’ora per ogni appartamento, circa quattro-cinque ore al giorno, non di più ché il pomeriggio deve accompagnare la piccola in palestra e il grande a ripetizione di latino, per un guadagno di circa cinquanta euro che moltiplicato per venti giorni fa mille euro in nero. A cinquant’anni e con una vita che lei ritiene banale alle spalle, si sente inadeguata per quel mondo in cui è solo una serva. L’altro giorno ha sentito una notizia che l’ha fatta sorridere: la cameriera del sultano del Brunei, guadagna sette milioni di euro l’anno. Per rendersi conto del valore del denaro, Lina ha ancora bisogno di fare mentalmente un rapido passaggio alla lira: sette per due quattordici miliardi. Poco meno, lo sa bene, ma per lei non fa differenza: l’entità del guadagno va oltre le sue volontà di far di conto; la notizia non è alla sua portata. È stata una sorpresa maggiore, per lei, scoprire che la signora Giuliana che fa l’impiegata guadagna meno di lei, e ci paga pure le tasse!