GLI ALTRI CASSETTI

mercoledì 1 ottobre 2008

Chi è più forte vuole avere tutto, anche ragione.

Ieri sera, su La7 nel corso della trasmissione L'infedele, Gad Lerner ha proiettato un video che già mi aveva indignata alla sua prima diffusione su youtube che, al solito, ha preceduto i Media (che, comunque, non hanno speso molte parole, se si escludono i soliti noti). Si tratta di una delle performance di Gentilini (il giullaresco primo cittadino della città di Treviso) a proposito degli immigrati. Ma al di là del video in sé (inquietante, oltre che per l'evidente e impunita posizione razzista anche per una neppure troppo velata apologia del fascismo), credo che una riflessione vada fatta in merito a queste sue parole:

"Quello che io dico è la somma di quello che mi dicono i cittadini. Io sono un grande megafono. Non ho paura di nessuno e dico quello che voglio."

A ben guardare è la sintesi di tutta la strategia politica dell'attuale Governo che prende i luoghi comuni più diffusi e ne fa un baluardo a sostegno di decreti legge (e presunti disegni di legge) che passano sotto al naso di un centrosinistra impotente, quasi totalmente dormiente e perso nell'utopia di un dialogo tanto impossibile quanto inutile.

Intanto, i paladini del Governo si avvicinano al Popolo, ne acquisiscono paure, luoghi comuni, pregiudizi... e se ne fanno portavoce per accreditare come “volute dagli italiani” manovre politiche anticostituzionali, spesso, anche senza ribadirne la specifica utilità ad personam, prive di ogni etica e di ogni rispetto verso l'umanità.
Così, senza altre spiegazioni logiche se non la rispondenza a un modus pensandi variamente diffuso, non interviene, per esempio, con seri programmi di ammodernamento del lavoro basato su processi meritocratici, ma alimenta l'odio/rancore dell'operaio verso il dirigente. Un po' come per Alitalia: piloti e assistenti di volo brutti, cattivi, strapagati che non capiscono che l'operaio ha bisogno anche di quegli ottocento euro garantiti, e che si permettono di gridare in difesa dei loro diritti: Meglio falliti che in mano ai partiti! Ingrati, incapaci di dare un valore adeguato alle notti spese dal Presidente per tessere una cordata italiana. Non istituisce osservatori multietnici, non imposta una rete di mediazione interculturale, né una manovra di controllo dell'imprenditoria che si serve di manodopera nera (per colore e per modalità) ma perseguita gli immigrati che sono già qua – e poco importa se nel calderone ci finiscono anche i cittadini italiani non propriamente "ariani". O se ci scappa il morto. Non fa (prima) un serio programma di integrazione scolastica degli zingarelli, ma li mette in fila (tanto si sa che non sono proprio bambini in tutti i sensi, sono più che altro i futuri delinquenti di domani!) e prende loro le impronte. Nel frattempo il controllo dei documenti dei bambini al seguito di adulti negli aeroporti italiani è pressapoco ridicolo e se un bambino in orario scolastico ti viene a chiedere l'elemosina per strada è “normale”. Non promuove percorsi di integrazione culturale e religiosa, ma impedisce la preghiera ai musulmani, ché nelle Moschee si trama contro lo Stato e contro la sicurezza degli italiani.

Il Vangelo ha, tutto d'un botto, un altro teologo: il politico.
E così Gesù Cristo diventa perfino il mezzo per avvalorare tesi razziste e talvolta spietate. L'ho visto mercificato in varie occasioni, ma come testimonial di una politica razzista, io, il Cristo non me lo figuro per nulla. Saranno pure lontani i tempi in cui frequentavo il catechismo ma mi pare di ricordare che valori come l'accoglienza, l'uguaglianza, la fraternità... mi siano stati insegnati come inderogabili e non diversamente interpretabili rispetto al senso letterario. Ma anche in questo, la risposta del Governo è perfettamente coerente con la cristianità italica fatta di strani miscugli di modi d'intendere casalingo. E la Montagna più che da Maometto va dal suo Cristo.

Per la prima volta, in un Paese democratico e civile, i pregiudizi, anziché essere corretti, trovano un saldo appiglio governativo e diventano veicolo di trasmissione di una strategia ad personam, in un bizzarro do ut des. Tutto ciò è angosciante, tanto quanto l'immagine che ci viene prospettata della maggioranza degli italiani dipinta come un popolo (quello della libertà!) che trascorre i suoi giorni e le sue notti nella fervida attesa che il Suo Presidente venga liberato dai problemi giudiziari che lo affliggono, ché il pover'uomo non può sapientemente guidare il Paese se ogni tre per due qualcuno bussa alla porta per consegnargli un avviso di garanzia! Roba che spezza ogni "core de mamma".

In questo marasma si perde facilmente di vista l'obiettivo e si devia da ogni singolo problema reale, liquidandolo dietro una serie di discussioni sterili. Ammantandolo. Facendogli perdere la sua gravità. E tutto ciò è tanto più pericoloso se si considera che, dopo mesi di dialogo inseguito, l'unico scambio che emerge è il ridicolo “tu sei incapace e tu sei più incapace di me”. Ma in tale ottica l'unità di misura del politico italiano non è “l'incapacità”?