GLI ALTRI CASSETTI

lunedì 28 maggio 2007

Il mio banalissimo perché.

Non prometto di non scrivere più i miei personalissimi pensieri sulla Chiesa perché è troppo forte la spinta a "parlare e ribadire" in un tempo che scivola sulle questioni e punta sull'enorme quantità di informazioni per distogliere l'attenzione del pubblico, ma almeno per qualche giorno, se non altro perché sarò fuori, vi lascerò in pace.
Intanto, circa i preti pedofili, vi lascio un significativo passo del Vangelo. Ricordavo di averlo letto e l'ho cercato e ritrovato: «Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizzerà anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino, e fosse gettato negli abissi del mare» (Mt 18,5-6; Mc 9,42; Lc 17,1-2)
E se non fosse chiaro, lo dico pubblicamente: quello della pedofilia è un problema che sento molto perché l'ho vissuto sulla mia pelle e so cosa significa portarsi dentro una vergogna che è difficile non sentire propria.
Questo è il motivo per cui - scusandomi in anticipo - non risponderò ai commenti a questo post. Non è più di una pacca sulla spalla che ho bisogno e neppure di parole di conforto, quelle servivano molti anni fa. Ciò di cui ho bisogno è che si prenda realmente coscienza del problema e che si smetta di occuparsene a intermittenza, ora sì ora no ora sì ora no a seconda di come gira il vento dell'informazione malata di protagonismo politico variamente colorato.

La mia amica Jane

In questo momento non ho molto tempo, sto lavorando e domani parto per la Calabria. Altri quattro giorni fuori e la stanchezza che comincia a farsi sentire. Però rubo un po' di tempo al "dai dai che c'è da fare" per segnalarvi questo racconto di Jane (Bhuidhe). Forse qualcuno lo ha già letto. Se non lo avete ancora fatto, bè prendetevi un attimo, annusate e leggete qualcosa di buono, scritto da una non italiana che scrive in italiano assai meglio di molti italiani.

Ci sentiamo fra qualche giorno.

domenica 27 maggio 2007

Sex Crimes and Vatican



Suppongo che tutti i lettori di questo blog abbiano già visto il video della BBC che documenta, con nomi, cognomi, tempi e luoghi molti atti di pedofilia compiuti da preti cattolici.
Alcuni mesi fa, nel corso della trasmissione “Mi manda Rai tre” si è discusso il caso del ragazzo (oggi adolescente) siciliano che ha denunciato gli abusi ripetuti ad opera del prete del paese che, a seguito di lunghe e accurate indagini, è stato dichiarato colpevole, dal tribunale penale, di abusi su sei o sette ragazzini. Il vescovo sapeva e ha indotto al silenzio. Come se tutto ciò non fosse sufficiente, la Chiesa - invece di mostrare solidarietà al ragazzo - lo ha citato in giudizio civile, ponendosi affianco al prete dichiaratamente pedofilo (lo stesso avvocato difende Chiesa e prete pedofilo, il che già la dice lunga sulla posizione della prima) domandando una cifra piuttosto esosa per aver “danneggiato l’immagine della Chiesa”.
Il video circola già da un po’ di giorni e ha raggiunto la maggior parte dei blogger. Di quanti cittadini italiani stiamo parlando? Non lo so, non ho trovato ancora un’indagine affidabile. Sicuramente una sparuta minoranza. E gli altri? Quelli che “ah, i miei figli non vanno in discoteca, loro frequentano l’oratorio”? quelli che “lo dice il parroco!”? quelli che “lesbiche e gay, giù le mani dai bambini!”? quelli che “mettiti le scarpe comode che oggi andiamo al family day”? quelli che “il papa c’ha il diritto di affermare la sua opinione”?...
A quelli il video è necessario che lo mostrino i telegiornali nazionali e locali delle 13.00 e delle 20.00 (quelle fasce orarie che, a pianificare uno spot, ci lasci un terzo di budget assai consistenti).

Chi non ha paura di morire, muore una volta sola.


62 centesimi di euro per due uomini senza prezzo contro un sistema in grado di comprare tutto e tutti.
31 centesimi di euro: Capaci, 23 maggio 1992
31 centesimi di euro: Palermo, 19 luglio 1992

venerdì 25 maggio 2007

La Bologna di via Stalingrado.


Era da un po’ di anni che non restavo qualche giorno a Bologna, città che custodisce i ricordi intimi di nottate al ritmo del jazz o, semplicemente, a tessere parole che mi restano addosso come marchio indelebile di un sogno che adesso ha sedici anni e mezzo e mi guarda con due occhi neri nei quali riconosco i tratti inconfondibili della mia vita.
Bologna che da bambina sentivo raccontare da mia cugina che vi si era trasferita per studiare medicina e che immaginavo parte del mio futuro. Bologna che ho ritrovato nella sua immensità e con grande orgoglio negli studi di Storia del Diritto italiano e Filosofia del Diritto, come culla della cultura universitaria. Bologna che sto leggendo fra le righe delicate del libro di Lucia.

Bologna che mi rifiuto di accettare nelle parole dure, ma atrocemente vere, difficili da smentire, del direttore della divisione europea della multinazionale che seguo come consulente.
David non è un bacchettone. Giovane, in gamba, intelligente, di bell’aspetto, a capo della divisione europea di una multinazionale fra le poche ad avere una maggioranza azionaria italiana, con una centrale marketing che dall’Italia dirige, oltre all’Europa, anche America, Cina, Russia...
Di Mondo e di Vita, David ne ha visti parecchio, eppure, con il suo affascinante accento spagnolo e quell’italiano sempre incerto sia per i castigliani che per i catalani, attraversando via Stalingrado, quasi con il nodo in gola ha detto: Non è bello! Non è per nulla bello tutto questo.
David si riferiva all’enorme quantità di ragazzine dai quindici ai vent’anni che dalle primissime ore del pomeriggio popolano via Stalingrado, con i loro abiti succinti e i rossetti dai colori accesi.
Non è la solita visione moralista che, di tanto in tanto, ci hanno abituati a subire. È una visione che misura la capacità di una grande città italiana di curare la propria immagine di fronte al Mondo.
In via Stalingrado oltre alle fanciulle in vendita c’è la Fiera, con il suo ingresso principale, che ospita, in varie occasioni, brand internazionali e il relativo management. Per questi direttori di marketing, account, operatori di grandi filiere che provengono da tutto il Mondo, l’impatto con Bologna è davvero disastroso.

sabato 19 maggio 2007

Donne d'Occidente. Un esempio da imitare o una dignità da difendere?


Di donne parla Dandapit nel suo dialogo senza tempo fra madre e figlia, di donne parla Laura nel suo post/segnalazione che da un lato riporta al toccante pezzo di Daniela Tuscano e d’altro lato pone una domanda:

Perché gli uomini odiano le donne?

È proprio da questa domanda che parte la mia riflessione. Io credo che non si tratti di odio ma di una forma malata di amore che, senza tregua, conduce al possesso. Gli uomini non odiano le donne. Gli uomini amano le donne, ma non sanno accettarne un rifiuto. Non sanno accettare di non essere corrisposti in affetto o – più spesso – in passione e attrazione. I fatti di cronaca denotano sempre l’uso della forza, variamente esplicata, che scaturisce in varie tipologie di violenza. Lo stupro è la più plateale dimostrazione di possesso. Sono più forte, ti possiedo. Né lo stupratore si domanda quale inferno potrà scatenare nella donna stuprata giacché questo pensiero non fa parte del pensiero maschile. Perché mai una donna dovrebbe starci male? Cosa sarà mai una scopata? Per il maschio è pur sempre una scopata. Non è una questione di consensi è solo una questione di desiderio e godimento. E una scopata va portata a buon fine: l’orgasmo di lui. Poco importa, nello stupro come in un normalissimo rapporto fra consenzienti, l’orgasmo di lei. Tanto, le donne fingono!
Non posso pensare che si tratti – oggi - di retaggio culturale, perché di parità si parla da prima ancora che io nascessi, una parità che, biologica come la diversità, si è fisiologicamente espressa ed imposta. Né ritengo che gli uomini non riconoscano alle donne pari diritti e doveri. Ciò che manca è la pari dignità. E la cosa terrificante è che molte donne, abbagliate dalla ricerca di una parità/uguaglianza, dimenticano la pari dignità. La dimenticano al punto di accettare le svilenti ed offensive quote rosa. Cosa c’è di più squallido di esserci per una doverosa percentuale di appartenenza? E si sono talmente chinate a questo squallore che ne hanno ricevuto in cambio l’unica risposta nota al mondo maschile: sono state trombate! Trovo tutto ciò decisamente più offensivo di una velina senza veli perché attraverso il sistema politico si definiscono i ruoli reali della donna, mentre poco m’importa di ciò che fanno le veline. La mia dignità sta nelle mie mutande e non nelle loro. La mia vita di donna, di madre, di professionista... di persona, invece, sta nelle mani della legalissima pornografia politica.

martedì 15 maggio 2007

Dove sono andati i tempi di una volta per Giunone, quando ci voleva, per fare il mestiere, anche un po' di vocazione?


(Il titolo è una citazione da “La città vecchia” di De Andrè)



Il sesso acchiappa! si dice in pubblicità. E se ne fa buon uso. Non è infrequente vedere sui seipertre quarti di femmina in esposizione. Non è il tipo di visual che preferisco, tuttavia non ho voglia – non qui, non ora – di affrontare questo discorso. Piuttosto volevo soffermarmi sulla constatazione di un mio limite: l’erotismo. Ho letto, qualche giorno fa, il dialogo erotico di Dandapit e di rimando quello di …(non ricordo!). Naturalmente ho letto anche altro, fra cui, per esempio, Storia dell’occhio, di Georges Bataille, libro poco conosciuto ma senz’altro letto (!?) da Melissa P.

Mi sono messa alla prova. Avrei voluto scrivere un secondo post nella categoria E.d.S. (esercizi di scrittura), proponendo un dialogo erotico. Ero lì a immaginarmi scene calienti, a cercare spunti trasgressivi, a inebriarmi di passione e sensualità… ma il foglio restava (è restato!) tragicamente bianco. Le mani, in genere veloci e cieche sulla tastiera, restavano ferme ad attendere quel fiume di parole che rimaneva incollato nella testa, non prendeva corpo. A un certo punto mi è venuto da ridere. Sì, da ridere. Ne prendo atto: non sono in grado di scrivere un dialogo erotico.

lunedì 14 maggio 2007

La fortuna di Cristo è che è arrivato prima della Chiesa.


Non commenterò oltre l’azione politica ignobile e incoerente della chiesa cattolica, sarei costretta a ripetere quanto ho già scritto qui (e qui, e qui ...) e quanto ho sintetizzato nel mio unico Credo. Tuttavia, mentre le immagini scorrevano e le famiglie alla Mulino Bianco sfilavano con le facce sorridenti di chi ha avuto la fortuna di trovare bel tempo e unire alla santa missione la gitarella fuori porta, mi domandavo dove cazzo stanno i tanto acclamati valori della famiglia quando i diritti umani e sacrosanti di questa famiglia vengono calpestati e ignorati. E si tratta solo di un esempio. Probabilmente a me tocca l’ingrato compito di rispolverare gli insegnamenti del catechismo, ma una cosa mi pare di ricordarla distintamente: Cristo proclamava l’uguaglianza e la pari dignità.
D’altro canto si tratta di Cristo. Lui ha avuto la fortuna di arrivare prima della Chiesa.

sabato 12 maggio 2007

Madre



Madre da scoprire fra le rughe di una vita dura che non avresti meritato. Credenza piena di valori fragili stipati in un tempo che era solo tuo, che immaginavi di fine cristallo. Diario di incolmabili solitudini che pensi mai comprese e indagate. Mani gonfie che battevano contro il legno e il sapone le lenzuola di cotone. Mani delicate che cucivano gli abiti del mattino e della festa. Parole mai dette, affidate allo scorrere del giorno che ci vedeva grandi in quella forza che mai ti consentisti e che fortemente volesti per le tue figlie che vedevi sfuggire fra gli intagli dei tuoi pizzi, verso un futuro che svelava sogni differenti dai tuoi. Carezze mai donate ma sempre presenti nel piatto preferito. Madre timidamente arrogante nella tua nenia mattutina. Invadente nella tua ricerca delle noi stesse che non sai. Silenziosa più del silenzio. Assordante più di un suono acuto. Madre amata oltre ogni limite, oltre ogni tuo pensiero.

venerdì 11 maggio 2007

Stranezze


Apro la cassetta della posta più per abitudine che per curiosità. La corrispondenza più importante, oramai, circola su internet perché non c'è più tempo d'attesa per le emozioni. La posta tradizionale è il veicolo per informazioni amministrative e burocratiche: le bollette, qualche multa per divieto di sosta o per eccesso di velocità, molta pubblicità di pessimo livello.

Resto stupita nel trovare una cartolina e ancora più stupita constatando che giunge da Milano, come testimonia il Duomo in primo piano. Capita che qualcuno invii una cartolina, ma non ne ricevo mai dall’Italia. Leggo: Ciao, volevo scusarmi per tutto. Che ne dici di rivederci la prossima volta che capiti a Milano? La firma è quella del mio ex che con tre anni e mezzo di ritardo si ricorda di scusarsi. Rimorso ritardatario o gli anta che accettano il cilicio tanto di moda negli ultimi tempi? Eh no! Niente redenzioni, per cortesia. Facciamo che continuiamo elegantemente a ignorarci, ok?
E, come se non bastasse il rimorso dell'ex...
Ritiro tutto il contenuto della cassetta e mi dirigo verso l'ascensore quando la mia attenzione viene attratta da un pacchetto color ocra appoggiato sopra alla mensola, con l’indirizzo scritto a mano con pennarello nero. È indirizzato a me. Lo prendo e schiaccio il pulsante dell'ascensore con il gomito. Rigiro il pacchetto per capire da chi arriva. Manca il mittente. Dal timbro constato che anche quello viene da Milano. Tastando capisco che si tratta di un libro.

Con una mano impegnata a reggere la borsa, le chiavi, la posta e l’altra intenta a tastare il contenuto del pacchetto, con qualche difficoltà, apro la porta di casa e appoggio tutto sulla sedia di cuoio. Tengo con me cartolina e pacchetto. Osservo la cartolina e mentre aumenta la mia perplessità, mi appresto a soddisfare anche la curiosità di scoprire cosa c’è nel pacco color ocra con l’indirizzo scritto a mano con pennarello nero. La grafia non mi dice nulla. Stampatello maiuscolo. Finalmente apro il pacco e tiro fuori il contenuto che conferma la mia supposizione: è un libro. Ma non un libro qualsiasi, il secondo libro scritto e pubblicato da X. Nella prima pagina con la stessa grafia e lo stesso pennarello con cui è stato scritto l'indirizzo, leggo: FOR YOU. È la seconda sorpresa della giornata. Sapevo del libro e avevo deciso di non leggerlo. X, lo scrittore, è stato un caro amico, ma da qualche anno, per motivi che non mi sono mai stati del tutto chiari, mi odia nel modo più plateale e dichiarato che mi sia mai capitato di constatare. Un odio che è scoppiato forte e impetuoso come la nostra amicizia. Un odio che inizialmente mi ha ferita, poi l'ho accettato. Escludo sia stato lui a inviarmelo giacché trovo il suo odio il più sincero dei sentimenti di cui X sia capace.
Trovo piuttosto singolare che nello stesso giorno, due pezzi della mia vita, un amore intenso e un’amicizia complicata, mi siano capitati addosso investendomi come un tir ad elevata velocità.

giovedì 3 maggio 2007

Domani parto e per qualche giorno starò via. Sebbene la mia razionalità mi porti a darmi della sciocca per questo, so che mi mancherete, come mi siete già mancati in questi giorni in cui ho potuto seguire poco il Blog. Vi lascio un nuovo capitolo di Quelli della mia specie e una confidenza: domani, 4 maggio, è il mio compleanno.