GLI ALTRI CASSETTI

domenica 16 dicembre 2007

Caro Babbo Natale

Caro Babbo Natale,
lo so che ti stupirai di ricevere la mia lettera. Forse un po’ t’incazzerai. Troppe volte mi hai sentita bestemmiare che tu non esisti e cose di questo genere. Siamo pari però: io ti ho ignorato e tu hai ignorato me. Da troppi anni non vieni a trovarmi. E adesso non pensare di cavartela con la solita scusa che non ho il camino! Se ce l’avessi dovrei bruciare un sacco di legna ché “questo è l’inverno più freddo che ci ricordiamo”. Ok ce lo dicono tutti gli anni. Che male c’è a crederci? In fondo abbiamo creduto anche a Berlusconi, a D’Alema, a Occhetto, a Craxi, a Veltroni, a Mastella… e ci ha fatto più male di un crepit
ìo inesistente.
Lo so che hai parecchio da fare in questi giorni, ma almeno tu hai gli elfi che ti dànno una mano. Non è che li costringi a straordinari massacranti e non remunerati? Certo, certo… dovrei saperlo che tu sei buono e saggio e che la tua fabbrica rispetta tutte le norme sulla sicurezza, che i tuoi elfi non lavorano in nero, che hanno uno stipendio dignitoso… Che vuoi farci? Vedo quel che accade in questo mio Paese!
Cosa? Dici che vorresti mandarci i tuoi elfi… Lascia perdere: gli extracomunitari qui non sono graditi, neppure quando si spaccano la schiena. Se almeno imparassero a morire in silenzio, senza fare troppo casino! E invece no, invece si permettono di cadere dalle impalcature in pieno giorno. Mica sempre è possibile nascondere il fattaccio! Qualcuno si permette, perfino, di parlare di diritti. No, guarda, lascia i tuoi elfi a casa loro ch’è meglio, qui siamo già troppi.
Io, per me, ti domando una cosa sola: concedimi di non abituarmi mai alle oscenità quotidiane e di continuare a indignarmi.
AUGURI A TUTTI.
CI RISENTIAMO IL PROSSIMO ANNO.

sabato 15 dicembre 2007

Randagi Cinque.


Randagi Cinque [file pdf, 392Kb]

Ciò che penso è che Randagi raccolga racconti belli, pensieri, sentimenti. Ogni volta che ricevo un nuovo contributo mi capita di entrare in un mondo di emozioni. Leggo. Mentre leggo mi domando: Li leggeranno anche gli altri?
Spesso in rete si “sente” che i racconti on line sono di difficile lettura, che i racconti troppo lunghi non sono adatti e blablabla… Ecco, io penso che siano stronzate. Scusate il francesismo e il poco adattamento al clima buonistico-natalizio, ma io, in questo periodo, sono ancora meno disposta a sopportare ogni forma di ipocrisia e ignoranza.
La storia della sintesi che, credetemi, per chi lavora in pubblicità è la storia di una vita, ha un senso se si parla di web in senso lato, di web finalizzato alla promozione di un prodotto: Esponi tutto in poche righe e convinci all’acquisto.
Quando si tratta di racconti è solo una di quelle scemenze che uno ha detto e tanti pecoroni lì dietro a ripetere, come se fosse Verbo. Quando si tratta di racconti, se sei uno abituato a leggere, se hai voglia di scoprire mondi e stili nuovi, allora li leggi eccome. Se non ne hai voglia è un’altra storia. Mi verrebbe allora, da domandarti: Che ci fai col tuo blog? due chiacchiere? Ma bello mio/bella mia va fuori, allora, ché dà tanto più gusto chiacchierare con la gente guardandola negli occhi.

Anche questa volta i racconti sono tre. Belli. Intensi.

Il ritorno, Annalisa Ferrari
Ines, Massimo De Nardo
Sembravano matti lì inginocchiati per terra, Stefano Sgambati

Scarica Randagi n. 5. I numeri precedenti si possono scaricare dalla sezione destra del blog. Per scaricare Adobe Reader, cliccare qui.

venerdì 14 dicembre 2007

Trecentocinquantamila voci inutili.

Mai ho considerato Beppe Grillo un guru. Eppure non posso accettare il tentativo politico di annullare le sue proteste, semplicemente, facendo spallucce e dicendoQuesta non è l’Italia di Grillo”. Mai erano state raccolte, in una sola giornata, trecentocinquantamila firme. Mai. Sono trecentocinquantamila voci che dicono Andate a…casa”. Trecentocinquantamila italiani che saranno ignorati perché, semplicemente, i politici se ne fottono. E non solo dei trecentocinquantamila. Perché questa non solo non è l’Italia di Grillo, questa non è l’Italia del popolo italiano.
Autosegnalazione:
su Arteinsieme, un mio racconto.

martedì 11 dicembre 2007

Libri letti in questi giorni.

L’acchito, Pietro Grossi.
Mi ha incantata. Tutto inizia da un acchito provato e riprovato fino a quando la palla non ritorna esattamente al punto da cui è partita. Le geometrie perfette del biliardo e le asimmetrie della vita. Nel biliardo, ma anche nella vita, la sfortuna non esiste. Se sbagli significa che hai tirato male.

Barbablù, Kurt Vonnegut
Attraverso l’autobiografia-diario di un’estate di Rabo Karabekian, armeno perché nato da genitori armeni e “affarista dell’arte”, Vonnegut traccia, con ironia frammenti della storia americana, ma anche dell’Italia di Mussolini. È un pittore Rabo Karabekian? No, è un fallimento come pittore. Ma quale pittore non è, almeno in vita, stato definito un fallito? Non lui, non Dan Gregory che dipinge il vero. L’arte? È arte l’astrattismo?
Ma non solo. Vonnegut in questo libro fa riflessioni interessanti sulla donna. No, non si tratta delle solite cazzate: Adesso tocca alle donne, dirà. Quando? Non ve lo dico, ovviamente. Ma traccia una cruda realtà di guerra. Di guerra e di donne. Con satira e ironia. E cosa ci sarà mai nel patataio di Barbablù?
Se non avete mai letto Vonnegut, iniziate da qui.

I silenzi di Joe, Fabio Della Seta.
Strazianti, taglienti, monologhi che sarebbero dialoghi se Lui rispondesse. Se almeno una volta Lui rispondesse. E invece ci lascia soli con le eterne domande che rimbombano nella testa e cercano risposte che Lui non dà. E che ci formuliamo da noi, ché, forse, alla fin fine, Lui non c’entra.

Sto leggendo Il diario di Jane Somers, Doris Lessing. Non l’avevo ancora letto. Man mano che vado avanti mi sento ignorante per non averlo “scelto” prima. Mi spiace che ci siano vari errori di battitura che denotano poca attenzione nella trascrizione e revisione.

venerdì 7 dicembre 2007

No al minuto di silenzio.

No al minuto di silenzio per i morti sul lavoro.
No al minuto di silenzio per i morti di mafia.
No al minuto di silenzio per i morti di guerra.
No al minuto di silenzio per le donne stuprate e massacrate.
No al minuto di silenzio per i bambini vittime di pedofilia.

No al minuto di silenzio…

Si stanno accumulando tempi di non condivisibile ipocrisia.

domenica 2 dicembre 2007

Quel che mi piace scrivere. Un nuovo racconto. Libri letti e "i tradimenti di Remo".


Mi piace scrivere di cose vere, che mi accadono attorno e che non riesco a non fermare sullo schermo. Questo è quello che voglio fare. Perciò, da oggi apro una nuova sezione: Racconti tratti da storie vere. Il primo è questo: versione web versione pdf.



In questi giorni ho fatto tante cose e letto molto. Ad esempio:

La donna che parlava con i morti, di Remo Bassini, che romanza il nostro Paese tracciandone, attraverso gli occhi di Anna Antichi (semplice commessa in una libreria o investigatrice privata?) un quadro fra il realistico e l’esagerazione, dove però l’esagerazione non è una debolezza dello scrittore, ma, al contrario, l’attenzione che Bassini ha verso il comune scorrere delle “cose che accadono” nelle vene degli italianissimi personaggi.


Questa Anna Antichi, - pensavo man mano che leggevo - non mi piace per nulla. Certo, anche io, da bambina, sognavo di fare la poliziotta o l’investigatrice privata ché leggevo tanti gialli allora. Però questa donna che se ne va in giro a sproloquiare “cazzi” e “battute su culi e tette”, proprio non mi piace. Questo pensavo e non sopportavo il suo amore così remissivo, così accondiscendente. Eppure Anna Antichi è il ritratto della maggior parte delle donne: confuse fra l'odor vago di femminilità e una parità che allocano nel linguaggio “cazzuto”. Anna Antichi, piano piano, mi ha conquistata con la sua forza fragile che, man mano perde la fragilità e non si nasconde più dietro al luogo comune, dietro alla caricatura dell’uomo, ma acquista tutta la sua concretezza di persona. Bella lettura.
Sul tradimento.
Vi è un tema ricorrente nei tre libri di Remo Bassini che ho letto (Il quaderno delle voci rubate, Dicono di Clelia, La donna che parlava con i morti): il tradimento ha una sfaccettatura che “tradisce” il comune sentire. Non lo vede, lo scrittore Bassini, come tradimento verso l’altro ma come tradimento verso i figli. Un tradimento che crea fratture profonde nel traditore: ne “Il quaderno delle voci rubate”, Giuseppe Valletti, molestatore, si suicida lanciandosi sotto un treno merci, per non affrontare lo sguardo di suo figlio di 12 anni; ne “Dicono di Clelia”, il dottore sarà il papà-carogna di una adolescente che lo ha sorpreso con una donna diversa da sua madre e che non si toglierà quell’immagine dagli occhi; ne “La donna che parlava con i morti”, Mario Tasti perderà ogni rapporto con il mondo esterno per aver provocato il suicidio del figlio che lo aveva sorpreso con una delle sue giovani conquiste.

La sovrana lettrice, di Alan Bennett, che consiglio a lettori attenti, scrittori e aspiranti tali (…La mattina dopo Sua Maestà aveva il naso chiuso ed essendo libera da impegni disse che rimaneva a letto perché sentiva i primi sintomi dell’influenza. Non era da lei e non era neanche vero; ma così poteva continuare a leggere il suo libro. «La regina ha un leggero raffreddore» fu la notizia ufficiale comunicata alla nazione. Non lo sapeva nemmeno Sua Maestà, ma quello fu il primo di una serie di compromessi, non sempre di poco conto, che la lettura avrebbe comportato…).
Una nota di merito è di Ilaria, verso Ehibheln non lo sa, di Laura Costantini e Loredana Falcone. So che ha deciso di scriverne e quindi non aggiungo altro.