GLI ALTRI CASSETTI

mercoledì 1 ottobre 2008

Chi è più forte vuole avere tutto, anche ragione.

Ieri sera, su La7 nel corso della trasmissione L'infedele, Gad Lerner ha proiettato un video che già mi aveva indignata alla sua prima diffusione su youtube che, al solito, ha preceduto i Media (che, comunque, non hanno speso molte parole, se si escludono i soliti noti). Si tratta di una delle performance di Gentilini (il giullaresco primo cittadino della città di Treviso) a proposito degli immigrati. Ma al di là del video in sé (inquietante, oltre che per l'evidente e impunita posizione razzista anche per una neppure troppo velata apologia del fascismo), credo che una riflessione vada fatta in merito a queste sue parole:

"Quello che io dico è la somma di quello che mi dicono i cittadini. Io sono un grande megafono. Non ho paura di nessuno e dico quello che voglio."

A ben guardare è la sintesi di tutta la strategia politica dell'attuale Governo che prende i luoghi comuni più diffusi e ne fa un baluardo a sostegno di decreti legge (e presunti disegni di legge) che passano sotto al naso di un centrosinistra impotente, quasi totalmente dormiente e perso nell'utopia di un dialogo tanto impossibile quanto inutile.

Intanto, i paladini del Governo si avvicinano al Popolo, ne acquisiscono paure, luoghi comuni, pregiudizi... e se ne fanno portavoce per accreditare come “volute dagli italiani” manovre politiche anticostituzionali, spesso, anche senza ribadirne la specifica utilità ad personam, prive di ogni etica e di ogni rispetto verso l'umanità.
Così, senza altre spiegazioni logiche se non la rispondenza a un modus pensandi variamente diffuso, non interviene, per esempio, con seri programmi di ammodernamento del lavoro basato su processi meritocratici, ma alimenta l'odio/rancore dell'operaio verso il dirigente. Un po' come per Alitalia: piloti e assistenti di volo brutti, cattivi, strapagati che non capiscono che l'operaio ha bisogno anche di quegli ottocento euro garantiti, e che si permettono di gridare in difesa dei loro diritti: Meglio falliti che in mano ai partiti! Ingrati, incapaci di dare un valore adeguato alle notti spese dal Presidente per tessere una cordata italiana. Non istituisce osservatori multietnici, non imposta una rete di mediazione interculturale, né una manovra di controllo dell'imprenditoria che si serve di manodopera nera (per colore e per modalità) ma perseguita gli immigrati che sono già qua – e poco importa se nel calderone ci finiscono anche i cittadini italiani non propriamente "ariani". O se ci scappa il morto. Non fa (prima) un serio programma di integrazione scolastica degli zingarelli, ma li mette in fila (tanto si sa che non sono proprio bambini in tutti i sensi, sono più che altro i futuri delinquenti di domani!) e prende loro le impronte. Nel frattempo il controllo dei documenti dei bambini al seguito di adulti negli aeroporti italiani è pressapoco ridicolo e se un bambino in orario scolastico ti viene a chiedere l'elemosina per strada è “normale”. Non promuove percorsi di integrazione culturale e religiosa, ma impedisce la preghiera ai musulmani, ché nelle Moschee si trama contro lo Stato e contro la sicurezza degli italiani.

Il Vangelo ha, tutto d'un botto, un altro teologo: il politico.
E così Gesù Cristo diventa perfino il mezzo per avvalorare tesi razziste e talvolta spietate. L'ho visto mercificato in varie occasioni, ma come testimonial di una politica razzista, io, il Cristo non me lo figuro per nulla. Saranno pure lontani i tempi in cui frequentavo il catechismo ma mi pare di ricordare che valori come l'accoglienza, l'uguaglianza, la fraternità... mi siano stati insegnati come inderogabili e non diversamente interpretabili rispetto al senso letterario. Ma anche in questo, la risposta del Governo è perfettamente coerente con la cristianità italica fatta di strani miscugli di modi d'intendere casalingo. E la Montagna più che da Maometto va dal suo Cristo.

Per la prima volta, in un Paese democratico e civile, i pregiudizi, anziché essere corretti, trovano un saldo appiglio governativo e diventano veicolo di trasmissione di una strategia ad personam, in un bizzarro do ut des. Tutto ciò è angosciante, tanto quanto l'immagine che ci viene prospettata della maggioranza degli italiani dipinta come un popolo (quello della libertà!) che trascorre i suoi giorni e le sue notti nella fervida attesa che il Suo Presidente venga liberato dai problemi giudiziari che lo affliggono, ché il pover'uomo non può sapientemente guidare il Paese se ogni tre per due qualcuno bussa alla porta per consegnargli un avviso di garanzia! Roba che spezza ogni "core de mamma".

In questo marasma si perde facilmente di vista l'obiettivo e si devia da ogni singolo problema reale, liquidandolo dietro una serie di discussioni sterili. Ammantandolo. Facendogli perdere la sua gravità. E tutto ciò è tanto più pericoloso se si considera che, dopo mesi di dialogo inseguito, l'unico scambio che emerge è il ridicolo “tu sei incapace e tu sei più incapace di me”. Ma in tale ottica l'unità di misura del politico italiano non è “l'incapacità”?

mercoledì 9 luglio 2008

Lettera a Morgan

Caro Morgan,
ho letto la tua lettera a Laura. Quasi per caso, in un intervallo insonne fra la moltitudine di impegni che, da qualche mese, mi tiene lontana dall'unico canale che mi ha regalato, per un po' di tempo (solo un po'), l'illusione di poter contribuire a cambiare l'ordine delle cose.
È una lettera che non mi sorprende per toni e contenuti: ti somiglia. O meglio, somiglia a quella parte di te che, attraverso il web, ho potuto percepire.
Ricordo un nostro “scontro” a proposito dei bamboccioni. Da Remo, mi pare. Io osservavo come sia complesso, oggi, definire semplicisticamente chi decide di restare in famiglia, e come tutte le situazioni abbiano, o possano avere, una loro ratio. Lo penso ancora. Perciò non trovo poco dignitosa la tua scelta di tornare a casa.
Poco dignitoso, invece, è il sistema politico ed economico (due apparati, ahimè, strettamente collegati in questo nostro Paese) che evolve in una crisi sottovalutata, celata nel sottobosco degli umori artefatti da una comunicazione deviante e da una apparenza illustrata da immagini fasulle, dove il disonesto diventa protagonista di un film che tutti finiscono, inevitabilmente, con l'apprezzare o quantomeno ignorare. Fino a una impersonale considerazione per cui “tutto il mondo è paese”. Un modo come un altro per fare spallucce, per non farsi carico di problemi che – ci piaccia o no – coinvolgono tutti e debbono (dovrebbero) trovare spazio nelle nostre riflessioni per il futuro.
Un film nel quale, in fondo in fondo, hai fatto un piacere a molti a toglierti dai piedi, ché l'Italia ha posto sì e no per gli italiani!
Un film che non mi appartiene. Non volontariamente. Non coscientemente. Non razionalmente. Che, però, vivo frame by frame. Del quale, inevitabilmente, sono attrice talvolta e comparsa più spesso, semplicemente respirando.
Mi viene in mente “Saggio sulla lucidità” di Saramago, nel quale anche coloro che avevano espresso il loro voto si ritrovano inseriti in un sistema che li accomuna ai biancosi, rei di aver esercitato il diritto di consegnare scheda bianca. Siamo in un Paese dove l'espressione del voto non ha alcun valore, non perché manchi il senso di democrazia, ma perché manca la democrazia. E manca la capacità di governare. Viene confusa con la possibilità numerica di governare.
Tempo fa, Loredana scrisse un post in cui tracciava il quadro economico di una famiglia italiana: la propria. A rileggerlo, oggi, solo qualche mese dopo, sembra di potervi ravvisare il sogno di molti. Una denuncia di malessere che si fa sogno di vita decente. Un paradosso italiano che non stupisce. Eppure, per me, è un bolo alimentare che non va giù neppure per peristalsi.
Calvino scriveva, in “Lezioni americane”, a proposito della precarietà dei processi, citando – mi pare – Cyrano de Bergerac, che è mancato poco affinché l'uomo fosse uomo, la vita fosse vita e il mondo fosse un mondo. Che nel costruire l'uomo, la materia, tante volte, si è fermata a formare una pietra, un corallo, un fiore... Ecco, ti auguro che, in questo cammino, tu possa cogliere tutti quei particolari e tutte quelle figure necessarie a costruire l'uomo che vuoi essere.
Ti auguro di trovare ciò che cerchi.
Assunta

venerdì 4 luglio 2008

Dire disonesto...

Mi rendo conto, tutto d'un botto, che è scomparso il disonesto.
Dare del disonesto a un imprenditore senza scrupoli, che raggira le leggi a scapito del fisco e dei dipendenti è da ingenui. Costui, oggi, non è un disonesto, ma uno scaltro. Un furbacchione che, perfino, gode dell'ammirazione dei più.
Dare del disonesto a un politico corrotto è da disinformati. Il meglio che ti può capitare è il bonaccione che, con aria fra il commiserevole e il sorpreso, ti dà una pacca sulla spalla e ti dice: “Ma dove vivi? Ma sul serio non lo sai che è così che va il mondo?!”
Dare del disonesto a un giornalista che fa palese disinformazione, selezionando, accuratamente, i passaggi da trascrivere o mandare in onda per fuorviare e manipolare l'opinione pubblica, è da patetici. Dimostra chiaramente l'incapacità di cogliere i ritmi dell'evoluzione del pensiero e della democrazia.
Dare del disonesto al ladro che ti ha borseggiato in strada è da razzisti, ché non c'è più il bianco e il nero, ma solo l'agognato grigio nel quale si cela il buonismo che è più razzista del razzismo.
Dare del disonesto all'insegnante che arriva in classe con il solo scopo di uscirne un'ora dopo è da ingrati che non capiscono quanto e quale sia il carico di lavoro di questi missionari della cultura.
...
Che bel Paese!
In Italia non ci sono disonesti.

domenica 1 giugno 2008

Abusi domestici? No problem! Sono sgravati dall’ICI.



Gli impegni presi in campagna elettorale, si sa, in questo Paese e da cotanto Premier, vanno rispettati: sull’ICI non si discute. Gli sgravi fiscali «saranno assolutamente coperti»: lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Dove prende, il ministro, i fondi a copertura? Semplice: taglia fondi già stanziati e destinati al trasporto locale, all’occupazione, all’ammodernamento della rete idrica nazionale, al recupero dei centri storici e, naturalmente, taglia il superfluo: venti milioni destinati ai centri antiviolenza per le donne.

I dati parlano chiaro - sempre che a qualcuno interessino sul serio -: su 14 milioni di donne che hanno subito e subiscono violenza in Italia, per 3 milioni di esse tali abusi si manifestano all’interno delle mura domestiche. Per molte l’unica via di scampo sono i centri e le reti antiviolenza.
Che dire? Le donne hanno, ancora una volta, firmato una cambiale in bianco e le cifre si stanno assottigliando. Evviva lo sgravio ICI: d’ora in poi gli abusi e le prepotenze subiti fra le mura domestiche saranno esenti da tasse!

domenica 18 maggio 2008

Randagi, il tempo, e altro ancora.

È on line il settimo numero di Randagi. Quando ho dato il via a questa iniziativa non credevo di arrivare fin qui. Randagi raccoglie racconti interessanti, diversi per tono, atmosfere, stile… A me piace immaginarlo come una sequenza di sensazioni. Le metto in fila e le scompongo. Rileggendo mi sono accorta che, quasi senza volerlo, i racconti si integrano fra loro. Si raccolgono da sé in un contesto di pensieri che va oltre lo scrittore. Oltre la scrittura, anche. Vivono a prescindere dal resto. Randagi, appunto. Ringrazio chi ha inviato e continua a inviare racconti, chi li ha letto e li leggerà.

I contributi di questo settimo numero [file pdf, 408 kb] vengono da:
Marco Bertollini – Pura Vita
Milvia Comastri – Stella
Elys (+) - Amami

Ci sono cose interessanti in giro. Mi piace, ad esempio, l’iniziativa di Sabrina Campolongo, Francesca Mazzucato e Barbara Gozzi: Declinate al femminile.
Leggo, da Barbara Garlaschelli, questa frase che condivido: “Siccome dalla storia dovremmo imparare (cosa che non accade praticamente mai) e, soprattutto, la storia oltre che conoscerla, NON dovremmo scordarla…”
Poi, una segnalazione che avrei voluto fare già da qualche tempo: un urlo, una poesia di Cristina Bove che un po’, in questo periodo, esprime un mio stato d’animo. E un’altra sua poesia che traggo – scusandomi per non aver chiesto il consenso – dal suo libro Fiori e Fulmini”.

E se…
E se fossi già morta?
Se varcata la soglia temporale
di coordinate quantiche
per un dolore che non potei reggere
fossi costretta a fingere
d’essere viva in questa
dimensione?
E tutti i miei frammenti
all'infinito
come specchi frantumi
di un intero
saltassero negli atomi
da questo a un universo
parallelo?

sabato 3 maggio 2008

L'Italia e i Presidenti dell'Informazione: Santoro ha fatto ancora il cattivo.

Nel corso della videochat con il Corriere, fra le varie gaffe, Berlusconi sentenzia il secondo editto bulgaro: «Michele Santoro fa ancora un uso criminale della televisione». Non dissimile il parere del presidente della Rai, Petruccioli, nella nota letta nei TG: «Ieri sera (trasmissione Anno Zero, 1° maggio, n.d.r.) Michele Santoro ha di nuovo messo il Servizio Pubblico Radiotelevisivo a disposizione di Beppe Grillo; il quale dagli schermi della Rai ha rivolto insulti inconcepibili e privi di qualunque giustificazione al Presidente della Repubblica, oltreché ad una personalità universalmente stimata come il Professor Umberto Veronesi. Il danno, l’umiliazione e la vergogna che vengono al Servizio Pubblico da questi episodi, sono incalcolabili per la mia funzione e personalmente ne faccio ammenda e prendo impegno nell’ambito delle mie responsabilità a fare tutto il possibile per impedire che qualcosa del genere possa ripetersi».

Avrei desiderio di partire dall’art. 21 della Costituzione Italiana ma, per non stressare i lettori, mi limito a fare osservazioni da comune cittadina.

Sulla nota del presidente della Rai, è facile osservare che la grande castronata sta nel fatto che Grillo non ha detto quello che ha detto (comunque la si pensi sui contenuti) dagli schermi della Rai, ma da una pubblica piazza a 40-50-100 mila persone (il numero, tutto sommato, non è importante). Quindi la nota di Petruccioli pecca perfino nella forma, oltre che nella sostanza. Beppe Grillo ha fatto affermazioni che un giornalista ha riportato, semplicemente esercitando il suo diritto di informare i cittadini, che - secondo lo stesso Sgarbi - sono in grado di scernere il bene dal male tanto che "...la destra vince lo stesso". Semmai le offese dagli schermi della Rai sono venute da Sgarbi, sotto gli occhi di tutti. Sarà che Darwin aveva ragione?


Riuscendomi alquanto difficile comprendere quale sia l’IDEA DI TELEVISIONE PUBBLICA del neo presidente Silvio Berlusconi ho cercato, nella memoria personale e nella straordinaria memoria di Internet, qualche risposta:

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi deve consentire al politico, soprattutto se di Forza Italia, di dire solo quello che vuole ed eludere le domande dei giornalisti;

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi deve somigliare alle Televisioni Private di Berlusconi dove i panni sporchi e le incoerenze dei politici non si portano sul grande schermo;

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi deve deviare l’attenzione dando al cittadino “quello che vuole” e chi se ne frega se nel frattempo si dovrebbe focalizzare l’attenzione sul processo in cui si sta accertando la corruzione del premier;

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi deve ignorare le Sentenze della Corte Costituzionale;

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi deve pagare coi soldi dei contribuenti le veline in esubero di Mediaset;

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi deve dare agli italiani quel che è degli italiani (due trasmissioni al prezzo di uno!) o alimentare gli unici sogni divenuti possibili (ché nella vita quel che conta veramente è andare in TV!);

[?] forse la Televisione Pubblica di Berlusconi …

Forse il concetto di Televisione di Berlusconi è quello del piduista Silvio Berlusconi (che, a proposito del suo tesseramento ha dichiarato il falso in tribunale, e provvidenziale è stata l'amnistia), come del resto, più volte, ha, fingendo indignazione verso l’amico Silvio, detto il Venerabile: «Avevo già scritto tutto!», «Berlusconi, ha preso il nostro piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto».

A proposito della Stampa e della Televisione, il piano di rinascita della P2 prevedeva la necessità di “acquisire alcuni settimanali di battaglia, coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un’agenzia centralizzata, coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale, dissolvere la Rai in nome della libertà d’antenna; punto chiave è l’immediata costituzione della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese”.

Profetico, no?

mercoledì 30 aprile 2008

Campagna contro la violenza alle donne? Sì, certo, ma un po' di sesso non si nega a nessuno!

Scrivere di donne, di violenza che le donne subiscono, è “noioso”. Sono fermamente convinta che il 98% (o una percentuale di poco inferiore) dei blogger quando si imbatte in un post sulle donne, in fondo in fondo (e forse anche più in superficie), pensa: “Un altro post sulle donne! Uffff...”. Vi è l’imbarazzo, talvolta il timore, di imbarcarsi in una discussione maschio-femmina, femminismo sì-femminismo no, maschilismo sì-maschilismo no.
Quello che mi accingevo a scrivere era proprio un post di quelli “noiosi”. Ho fatto qualche ricerca, ho raccolto dati e pareri. Il post ce l’ho in mente, ma per adesso passo. Non perché non voglia scriverlo. Solo perché, volendo partire in bellezza pensavo di fare della campagna della Kidman il mio punto di partenza. Così mi sono imbattuta nel sito Ansa, che ho “fotografato” e vi propongo di seguito. Vedrete che in primo piano, in effetti, c’è proprio la bella attrice. Peccato che la stessa pagina, proprio sotto all’articolo, riporti due link (qualora uno non fosse sufficiente ad accontentare i desideri del maschio viagrato o meno). Li ho evidenziati.

Il primo
TROVA DONNE IN 5 MINUTI: trovala ora sui nostri siti. Cerca per età e regioni la donna che vuoi.
Il secondo
DONNE: contatto garantito subito. Entra subito e Incontra ora!

In entrambi i casi i link conducono a siti che favoriscono incontri uomo-donna, donna-uomo, uomo-uomo, donna-donna, sui quali si possono esprimere opinioni più o meno favorevoli (sempre lasciando a ognuno la libertà di fare quello che più gli pare nel rispetto della libertà altrui). Tuttavia l'esca è sempre la donna e, dunque, il target è il maschio arrapato o "solo curioso".

Ma i “signori” di Ansa.it da che parte stanno?

sabato 26 aprile 2008

The V-day after


Non ho mai ritenuto Beppe Grillo un guru, tuttavia non posso non condividere lo spirito di questo secondo V-day e, soprattutto, non posso condividere il tentativo di appiattimento delle idee che si evince da articoli come quello di Francesco Merlo, su Repubblica.
Non si tratta di Beppe Grillo, non è lui il problema. Il problema sono gli italiani che non pensano. Sono la maggioranza. Sono accanto a noi. Siamo noi.
Siamo noi che non ci ritagliamo mai il ruolo di asta e continuiamo a sventolare pensieri indotti. Tricolore smosso dal vento. Tricolore prostituito alla forza mediatica veicolata e veicolante.
Dimentichiamo. Dimentichiamo in fretta. Leggiamo “Spingendo la notte più in là” e per qualche ora ci troviamo proiettati in un ieri tanto vicino che, pure, già non fa più parte dell’oggi. Ci vergogniamo? No ci limitiamo a commentare il libro. Wow!
Viviamo e pensiamo secondo ritmi scanditi dalla stampa e dalla televisione guidata dalla politica più becera. Dimentichiamo, non colleghiamo, non riflettiamo…
Ha ragione Beppe Grillo: di questo giornalismo non sappiamo che farcene.
Ha ragione
Marco Travaglio: non è il concetto di ordine giornalistico che è sbagliato, è l’uso che se ne è fatto. Anzi il non uso.

sabato 19 aprile 2008

Sia fatta la volontà del Popolo, viva la maggioranza!

Se il governo ha le doglie…

Mi spiace che le donne non abbiano colto l'opportunità di ribaltare la triste situazione di un Paese che che considera le donne "un problema" piuttosto che una risorsa.
Peccato!
Peccato perché, per la prima volta, le donne hanno avuto la possibilità di votare un progetto che metteva nero su bianco la partecipazione attiva per merito e non solo per genere. Avrebbero avuto la possibilità di votare un progetto, pretendendone e potendone pretendere l’applicazione, senza necessità di ignobili quote rosa.

La grande menzogna.

Da una parte e l’altra ho sentito spesso citare la “provenienza cattolica”.
Strano!
Strano perché sono profondamente persuasa che l’essere cattolico non renda né migliore né peggiore un politico. Sono profondamente persuasa che l’essere cattolico implichi una condizione spirituale che poco dovrebbe avere a che fare con la sfera politica.
Strano perché ogni volta che si parla di Islam si accusa l’Oriente di mancare di laicità!


Dal governo dei coglioni al governo dei cretini.

Non ho mai gradito le etichette e, come non mi sono ritenuta una cogliona a suo tempo, non ritengo, oggi, cretini gli italiani che hanno votato per Berlusconi.
L’Italia si è espressa inequivocabilmente, assicurando al futuro governo di centro destra una maggioranza che non si vedeva dai tempi della DC.
E così sia!
Però mi auguro che tutta questa gente non abbia firmato cambiali in bianco perché, che piaccia o no, questo nuovo governo segnerà anche i prossimi cinque anni di quella percentuale (non ignorabile) di italiani che hanno votato PD. O forse lo slogan “Rialzati Italia” si riferiva solo agli italiani al di qua del muro?

sabato 9 febbraio 2008

Randagi e Parole per sé.

È pronto il sesto numero di Randagi, con altri tre racconti da leggere.

L’appuntamento, di Cristina Bove
Star al Subway, di Frabrizio Ballabeni
Proprio quella sera, di Villa Dominica Balbinot

Randagi 6, può essere scaricato qui [file pdf, 400 kb]

Oltre a Randagi, subito dopo aver aperto Il cassetto delle idee libere, ho lanciato un altro progetto: Parole per sé. I primi lettori, forse, lo ricorderanno. Ho sistemato il blog, spostandolo su blogspot. Lo potete trovare qui. Il progetto è sempre attivo e quindi vi invito a inviare le vostre “parole per sé”.

martedì 5 febbraio 2008

Sicurezza sul lavoro: dovere di cronaca o obbligo di informazione?

Accade (mi accade) dopo un periodo di assenza dal blog di avere tanto da scrivere. In questi giorni, inoltre, sono cambiate molte cose, a cominciare dalla crisi di Governo. Un male italiano al quale non ho voglia di rassegnarmi perché parto dal presupposto che la politica non è “cosa altra”: la politica siamo noi.

Fra le tante cose che vorrei scrivere, ne scelgo una che ritengo fondamentale: la sicurezza sul lavoro.

Ho ricevuto, oggi, una mail da Marco Stancati, direttore centrale della comunicazione Inail. Conosco piuttosto bene Marco. Con lui ho avuto il piacere di lavorare gomito a gomito, ma anche di discutere in modo franco, intelligente, innovativo, le tematiche sulla sicurezza, che, troppo spesso, assurgono al mero ruolo di “musa” momentanea di variopinti pezzi di cronaca e, troppo raramente, si pongono alla base di un progetto di informazione capillare, condivisa, mirata alla creazione di una “cultura della sicurezza”.

Marco invia, a me e ad altri, il link a un filmato postato su youtube e scrive: «Se lo ritenete un buon messaggio, fatelo circolare.»

Io credo che quello che Inail propone sia un buon messaggio. E lo credo per due motivi fondamentali: il primo è che, coerentemente con ciò di cui sono fortemente convinta, si focalizza l’attenzione sulla persona e sul suo impegno individuale nella cura di sé; il secondo è che si pone l’accento sulla necessità che la sicurezza sia parte della propria esistenza sin dai primi anni di vita. Perché, citando la head di una studentessa della quale, ahimè, non ricordo il nome: La sicurezza è vita.
La sicurezza è una cultura da indossare come una seconda pelle
. E questo va spiegato alla persona prima ancora che entri nel mondo del lavoro, prima che sia un “lavoratore”. Solo la consapevolezza “a priori” può alimentare il “coraggio sociale” di dire no alle condizioni di “non sicurezza” che ci portano a contare le morti bianche facendo scorta di dita, ché quelle delle nostre mani non sono sufficienti.

mercoledì 23 gennaio 2008

Corto si può fare

Un passaggio veloce per invitarvi alla lettura del mio racconto selezionato da Barbara Garlaschelli e Daniela Losini per l’interessantissima iniziativa “Corto si può fare”.

venerdì 18 gennaio 2008

Pensando a voi.

In questi giorni, salendo e scendendo da aerei, treni e taxi, lontana dal blog, ho pensato al blog. Bè, ho pensato soprattutto al lavoro, ché per quello ero in giro, ma ho pensato anche al blog. E ho pensato ad alcuni blogger che da un po’ sono più silenziosi. Ho pensato alle lunghe discussioni di alcuni mesi fa. «Mi mancano» è stato il primo pensiero. Spudoratamente spontaneo e quindi più vero di ogni altra mediazione cui sono giunta successivamente. E ho consolidato un vecchio pensiero: quanto più scrivi tanto più ti scopri, e, inevitabilmente, si crea uno spartiacque. Resta chi più di altri ti somiglia. Tu non sai in cosa, fino a quanto, per quanto, ma sai che vi sono spontaneità emotive che si rassomigliano. Ti senti meno sola/o in quell'enorme spazio di pensieri che ritenevi "solitari".
La deformazione professionale m’imporrebbe l’arte delle public relations, ma io non ne ho voglia. Scrivo sul blog in ritagli di tempo che rubo al tempo che non mi
basta mai. Già: il tempo!

Segnalazioni:

Una riflessione di noantri sul corteggiamento del maschio alla femmina. Non nuova, ma ben scritta. Interessante leggere i commenti. Fra questi ne trovo uno che mi fa cascare le braccia. Dice così: “Ma voi ve lo siete mai chiesti cosa pensa una donna la prima volta che esce con un uomo? Meditate, gente, meditate... Perchè potreste avere delle sorprese, oh sì sì sì !”
È una donna che lo scrive. Una di quelle che pensano che per essere rispettate dagli uomini bisogna mutuarne il format sessuale.

Come spesso accade, il blog della “Vipera” l’ho scoperto per caso. Ed è stato un bel scoprire. I due post sul matrimonio alla barese, per esempio, hanno accentuato la mia assoluta indisposizione alla partecipazione alle feste nuziali e accresciuto la necessità di elaborazione di scuse sempre più creative per giustificare l’astensione da braciabbraccitantiauguri e naturalmente figlimaschi!

Un bel post sulle "parole dette con le mani", da Remo Bassini. (Mi ha fatto ripensare a mio nonno Domenico. Lui sosteneva che "le mani di un uomo che non ha mai lavorato, non saranno mai le mani di un uomo perbene".)

Scompartimento per lettori e taciturno è un blog che leggo da parecchio tempo. Un blog che non stanca mai. C’è amarezza in questo post, ma c’è, soprattutto, una visione ampia di sé, un interrogarsi che mi è piaciuto moltissimo. Forse ci dovremmo soffermare più spesso su ciò che, a un certo punto, non facciamo più.

E, a proposito di "fare con le proprie mani", è bello il rapporto di Diego d'Andrea (con la d minuscola perché mi piace di più :) con la sua motocicletta. Da leggere il commento di Angelo.
Da Morgan, aggiornamenti su Gramos.

mercoledì 16 gennaio 2008

Sullo scrivere e sul leggere.

Da "Una storia semplice" di Leonardo Sciascia.
  • «Ma curiosamente, il fatto di dover scrivere delle cose che vedeva, la preoccupazione, l'angoscia quasi, dava alla sua mente una capacità di selezione, di scelta, di essenzialità per cui sensato e acuto finiva con l'essere quel che poi nella rete dello scrivere restava.»

Da "Varietà di esilio" di Mavis Gallant

  • «I racconti non sono capitoli di un romanzo. Non vanno letti uno dopo l'altro. Leggetene uno. Chiudete il libro. Leggete qualcos'altro. Riprendete il libro dopo un po' di tempo. I racconti sanno aspettare.»

Segnalazioni

Da Remo Bassini, un altro interessante articolo di Ciro Paglia.

Da Orasesta, un Calvino attualissimo.

Da Barbara Garlaschelli, i racconti di "Corto si può fare".

Viene col freddo, una poesia di Cristina Bove.

sabato 12 gennaio 2008

Thinking Bloggers

Corrotta dalla figliola, meno antipatica di me fortunatamente per lei e per il prossimo, decido di aderire (parzialmente) all’iniziativa Thinking Bloggers. Per partecipare occorre essere nominati come “blog pensante”, cioè blog che fa pensare.
In questo periodo, francamente, sono io che sto pensando al blog. Mi sono domandata, ad esempio, se serva e quanto e se, al contrario, non sia altro tempo rubato alla vita reale. Perché, in fondo, in rete, ce la cantiamo e ce la suoniamo fra un esiguo numero di persone, sovente di buona cultura e di vedute piuttosto ampie. Ma pur sempre un gruppo esiguo. L’idea di rete, come network di conoscenze e saperi, è ancora lontana dalla blogosfera italiana, troppo legata alla messinscena della “famiglia”. Ci portiamo dietro il retaggio mafioso-cattolico dell’andazzo italian-paesano e ci circoscriviamo in circuiti intellettuali spesso ghettizzanti e ghettizzati.
Non so se merito la nomina di Laura & Lory e quella di Dandapit. Non lo scrivo per sentirmi dire il contrario e, naturalmente, le ringrazio per aver segnalato Il Cassetto delle Idee Libere. Lo scrivo per leggerlo e ritrovarlo e riflettere su ciò che posso fare io con questo spazio, per cercare di renderlo sempre più “pensato” e di stimolo al “pensare”.

A questo punto dovrei nominare cinque blog.
Non lo farò: i blog che leggo, che appaiano o meno nell’elenco dei link (non ho il tempo di aggiornarlo) mi forniscono, quasi sempre, spunti di riflessione. Nominerò un solo blog, non perché sia più “pensante” di altri, ma perché ha il coraggio di non nascondersi dietro alcun paravento di varietà letteraria e di tematizzare senza il timore di stancare. Si tratta di Sorelle
d’Italia. E segnalo un blogger che ha scelto il silenzio. Un silenzio che di spunti per pensare ne offre moltissimi.


Il regolamento:
Partecipare se si è stati nominati
Lasciare un link al post originario inglese
Inserire nel post il logo del Thinking blog award
Indicare 5 blog che hanno la "capacità di farti pensare"

venerdì 11 gennaio 2008

Vale tanto oro quanto pesa.


Non c'è da preoccuparsi, ha detto il presidente Napolitano, il quale si è, tuttavia, concesso di essere allarmato. Personalmente lo preferirei PRE-OCCUPATO, cioè OCCUPATO PRIMA. Ma prima c’erano troppi interessi! Napul è ‘na carta sporca, ma nisciuno se n’importa… cantava Pino Daniele. Già… una carta sporca che si fa “asso nella manica” quando c’è da scrollarsi di dosso responsabilità. «Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre…» scrive Roberto Saviano.
Si parla, adesso, delle pecore e delle bufale di Acerra e di Brusciano, e di tetraclorodibenzo-p-diossina. Domani è un altro giorno però, e gli scandali alla “Corona” torneranno a riempire le pagine dei quotidiani e a tormentarci con special televisivi. Le strade di Napoli sembreranno pulite e si dimenticherà. Tanto poi si può sempre dire che Napoli non cambierà mai!

Non ci interrogheremo, no, sull’enorme quantitativo di monnezza che, ogni giorno, produciamo. La regione Campania destinerà un budget per informare e comunicare come e quanto bene si è fatto. Più bravi a destra o a sinistra? Pagherà l’Europa ché rientra nei Por questa promozione della città. Cioè pagheranno i cittadini. Lo stesso hanno fatto e fanno e faranno le altre regioni.
La monnezza ci sommergerà e noi continueremo a farci raggirare e continueremo a parlare del contorno. Senza domandarci cos’è che possiamo fare noi. Continueremo a scartare chili di inutili pack, belle e scintillanti
confezioni. Tanto il problema è di Napoli!

giovedì 10 gennaio 2008

Scambio di generi.

Diego scrive, anzi no: a Diego scrivono. Cioè: Diego scrive che a Diego scrivono. Semplificando: Diego cambia sesso. Cioè non è che Diego cambia sesso. Insomma: Diego è una donna che scrive a Diego. Vabbè leggete la lettera.
Poi.
Io scrivo, anzi no Diego scrive, ma non è Diego. Spiego: io sono un uomo che scrive a Diego che è una donna. Insomma: la risposta e qui sotto.
E adesso vado a guardare nella cassetta della posta. ;)
  • Mia cara,
  • talvolta mi chiedo se mi scrivi perché sei convinta che io sia diverso, o perché vuoi convincermi che l’amore non sia affatto un’eccezione. Che, al contrario, sia un punto essenziale di quella strana retta che è la vita e che le bolle di sapone possono solidificarsi; diventare sfere di cristallo.
  • Non ti sorprendere, Elena, ma l’altra sera, quando sei, anzi quando siete andati via, io non ho immaginato nulla. Ho sorriso, forse – francamente non lo ricordo – per salutarti. Eravamo tutti insieme e – questo me lo ricordo, invece – Gianni stava raccontando del suo ultimo viaggio. Mi stavo godendo la serata. Mi sembrava che si stesse bene. Hai detto che tua madre aveva bisogno di vederti e non mi è sembrato strano. Succede! Che fosse una scusa l’apprendo adesso.
  • È questo il punto, mia cara, spesso tu immagini che altri immaginino che tu immagini… troppo complicato amica mia: i rapporti sono più lineari per noi maschi, se è di maschi e femmine che vuoi sentirmi parlare.
  • “Dove stiamo andando, io e te?”, che domanda è? Non trovo parole che possano soddisfare la tua esigenza di sentirti rassicurata. Se non trovi in te le rassicurazioni di cui hai bisogno, allora non le avrai da me.
  • Mia sorella, una volta, mi ha domandato: Come fai a capire se un uomo è innamorato? Non le risposi. Qualche volta mi torna in mente la sua insicurezza di allora, il bisogno disperato di sentirsi rassicurata, di sentirsi amata per sentirsi poi libera di lasciarsi andare all’amore. Strano! Io penso che le cose vengano da sé, che non sia possibile programmare l’amore. E gradirei di gran lunga andarmi a fare due spaghetti con la donna con la quale sto bene, piuttosto che incamminarmi sognante verso una meta sconosciuta.
  • Non so cosa dire, Elena, perché ciò che mi stai scrivendo è che hai bisogno di un “ti amo”, o quantomeno di un “potrei amarti”, per sentirti libera di ruzzolare. Cosa potrei fare o dire senza offendere la tua sensibilità femminile o il tuo assai opinabile femminismo? Non cadrò nella tua trappola, mia cara. Posso esserti amico, ma non posso farti da voce della coscienza.
    Il tuo amico.
(Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.)

martedì 8 gennaio 2008

Perché?

Ci sono post (Jane) che andrebbero incorniciati, altri (Lameduck) certamente letti e riletti, sull'aborto. Eppure, la sintesi della maggior parte delle cose che ho letto è questa:

È innato, nella donna, il senso di maternità. Dunque questa Società (il Sistema!) deve darle l’opportunità di figliare a mitraglia. Ma quale diritto univoco all’aborto!? Non è umanamente possibile che una donna non voglia figli: è un desiderio insito nella “femminilità”.

È difficile accettare, per un uomo, che il suo seme prezioso vada sprecato o – non sia mai! – “raschiato”. Decine, centinaia di bambini nati e ammazzati dalle guerre degli uomini (forti, soldati, difensori della patria e dei valori) non suscitano tanta amarezza quanto la non morte di un essere mai nato. Perché?

sabato 5 gennaio 2008

Eibhlin non lo sa

di Ilaria Ubaldi

Secondo me c’è quasi del sacro nell’atto di uno scrittore che regala il proprio libro, perché è come se regalasse un po’ di sé. Lo penso ogni volta che leggo la dedica su Eibhlin non lo sa, di Laura Costantini e Loredana Falcone.
Quando ho avuto il libro fra le mani sono stata contenta. Poi m’è presa l’angoscia.
- E se non mi piace?
- Se non ti piace, amen… ha detto mamma.
- Glielo devo dire?
- Cosa?
- Se non mi piace, glielo devo dire?
Sintesi della risposta di mamma (troppo lunga e filosofica!!!): bisogna dare una spiegazione a ciò che non ci piace, anzi soprattutto a ciò che non ci piace. Altrimenti è troppo facile!
(Io ho capito questo!!!)

Invece il libro mi è piaciuto al punto che dopo averlo finito ho letto anche New York 1920 e sono alla ricerca di
Roma 1944. Lo sposo di guerra.

Ma veniamo a Eibhlin non lo sa.

È indubbio! Subisco il fascino dell’Irlanda e del Mito.
In Eibhlin non lo sa c’è l’Irlanda e c’è il Mito. C’è il fanatismo cattolico e c’è la strega. C’è una filosofia di vita che mi sta molto a cuore: lascia che le cose accadano.
Eibhlin è una strega, è una donna che sa amare se stessa e la sua voglia di vivere la sua vita (nel bosco, a contatto con la natura) anche più del suo essere innamorata.
Devo stare attenta a non svelare troppo, però!
Avrebbe potuto essere il mio personaggio preferito… ma … ma Tara è quella che più mi ha colpito. Tara, secondo me, somiglia molto a me (o dovrei dire a noi adolescenti) perché ha una profondità che lei stessa non sa di avere, anzi rifiuta di avere. Tara nella sua infinita “lotta” contro suo padre, per essere del tutto diversa dal modello che lui ha disegnato, finisce col confinarsi in un vortice di lustrini, denaro, frivolezza. Tutto è apparenza in Tara, ma non Tara stessa.
Lei è reale. È una ragazza di questo tempo, come tutte noi che ci ritroviamo immerse in pensieri grandi, troppo grandi, e li seppelliamo sotto le magliette colorate, i piercing, i jeans griffati…ma sotto al luccichio c’è la scorza che protegge un cuore.

È un romanzo d’amore sì, ma che cosa c’è di male nell’amore? Io ho voglia di crederci, di sognare, di sperare…
Seasamh, il dottore di cui Tara si innamora e che ama Tara è un personaggio positivo … non solo perché è un gran figo (che non guasta!) ma soprattutto perché è per lei uno specchio che riflette il suo io più nascosto. E ce ne vorrebbe di gente che sappia guardare dentro di noi!!!

Insomma, se non si fosse capito: mi è piaciuto.
Leggete e amate.
:) :) :) :) ilaria

giovedì 3 gennaio 2008

Legge 194/78 - Il popolo ce l'ha data e nessuno la tocchi.

Ci sono momenti in cui vorrei credere che esista un Paradiso, se non altro per la conseguente esistenza dell’Inferno nel quale mi pregerei di finire, per godere la vista della Cardinal Ruini Band bruciare tra le fiamme, espiare e domandare perdono a quel Dio tanto invocato quanto tradito e strumentalizzato a danno dei credenti e a solo beneficio di un sistema politico da incubo.

Anno che viene, Donna che muore!

Duana, diciassette anni – l’età di mia figlia! – non vedrà realizzati i suoi desideri e buoni propositi per il nuovo anno. Non vedrà crescere la sua bambina.
Duana è morta, uccisa da un colpo di pistola al petto.
Non darò fiato alle miserevoli considerazioni che già stanno popolando la rete e che rivendicano il risarcimento al popolo rumeno criticando la poca visibilità che il fatto ha avuto e immaginando una diversa indignazione se a morire fosse stata una donna italiana, né le emerite stronzate che popolano le menti più ignoranti e grette giacché il fatto si è “consumato” al Sud.
Un’altra donna è stata uccisa da un uomo: questo è il fatto. Permettere che i fatti vengano deviati dai pregiudizi è gravissimo. Permettere che i fatti vengano infangati da un punto di partenza errato non porterà mai a una nuova storia.

mercoledì 2 gennaio 2008

Chi ben comincia...

Dopo le scorpacciate, non solo alimentari ma anche di vari intellettualismi sul consumismo del natale e sull’assurdità di ultimi dell’anno tutto fiocchi, lazzi, spari, balli… salvo precipitarsi nei supermercati e infilarsi in pur criticatissimi abitini da incerto cabaret. Ecco, dopo tutto questo vediamo di cominciare l’anno all’insegna della civiltà e con una sana e vera speranza di cambiamento. Rispondiamo all’APPELLO DI SALVATORE BORSELLINO e SOSTENIAMO CASABLANCA. Io ho già fatto, sottoscrivendo un Abbonamento Sostenitore.

E se vi siete persi il Discorso alla Nazione… potete scegliere fra quello
istituzionale e quello alternativo.
Intanto: sono felice di annunciarvi che IL CASSETTO DELLE IDEE LIBERE è fra i più letti dagli italiani... o quasi! Grazie Eva: è reciproco, lo sai. :)
E poi:

Concludo segnalandovi il bel post di Beppe Sebaste: Se cerchi la civiltà chiedi alla polvere.