GLI ALTRI CASSETTI

venerdì 28 settembre 2007


Il vuoto è tutto quanto riesco a percepire. Dentro, lame di acciaio trafiggono ogni singola cellula. Vomito poltiglie di me.
Poca voglia di scrivere e leggere.

giovedì 20 settembre 2007

Testi scolastici: spreco inutile.

Su MenteCritica un mio post sulla possibilità di ridurre notevolmente la spesa relativa ai testi scolastici. I commenti (eventuali) di .

mercoledì 19 settembre 2007

Sul dire.


Remo Bassini, sul suo blog, segnala un post (denuncia? sfogo? Vedete voi) di Barbara Garlaschelli.
Ecco, a me oggi è successo questo: per motivi che non sto a raccontare perché rientrano nella sfera privata altrui (né cambiano questa storia) sono rientrata con un’auto che c’ha il posto riservato agli invalidi. La dovevo lasciare in una certa zona, comoda per una certa persona. E allora – forse un po’ egoisticamente, non so – ho pensato: Almeno non dovrò girare un’ora per trovare parcheggio! Seeeee…prossimo miraggio a destra. Nella zona ho contato - visto che ho girato parecchio - dodici (dico dodici) aree-parcheggio riservate agli invalidi. Solo un'auto mostrava il permesso (quello giallo, lo avete presente?). Le altre erano parcheggiate e basta. Free, ecco, diciamo così. Ora, io quest’auto la dovevo lasciare proprio là ed era un mio (momentaneo) diritto, o meglio, un diritto di chi guida di solito quell’auto. Mi sono incazzata. Mi sono incazzata veramente. Sono scesa, sono andata al bar e ho chiesto di quale idiota fosse la macchina parcheggiata “là”. Io, anche se a volte posso sembrare polemica, sono una persona controllatissima; difficilmente vado in escandescenza (lavoro escluso…so che alcuni miei colleghi leggono e che potrebbero sostenere il contrario). Ma ero veramente incazzata. Forse perché mi sono – per un attimo – trovata a vivere la criticità.
Come un’altra volta che – per gioco (lo scrivo con tranquillità) – chiesi a Cecilia di fare un giro sulla sua sedia a rotelle. Provai a fare il percorso solito e mi resi conto – personalmente – delle difficoltà. Provai e capii. Prima, immaginavo e basta. Non è sufficiente.
Ecco, provateci a cercare un parcheggio per invalidi; provateci a salire su una sedia a rotelle e andare a fare la spesa, al lavoro, al mercato… Cazzo, qui non si tratta di un gioco. Questa è la vita di tutti i giorni per alcune persone.

Leggete il post e soprattutto smettiamola di riflettere e cominciamo a fare.
ALTRA SEGNALAZIONE IMPORTANTE.
Ho firmato poco fa (grazie Sabrina, sono sempre di corsa e non riesco a leggere tutti i vostri blog) la petizione per Gramos. Per chi volesse firmare.

domenica 16 settembre 2007

Castrazione chimica.

Ho riflettuto a lungo sul progetto di legge relativo alla castrazione chimica. Credo che alcune osservazioni vadano fatte.

La pedofilia non è solo questione di sesso. La violenza che si subisce è più intima, più sconvolgente, più duratura e, negli anni, acquisisce l’aspetto genericamente definito senso di colpa. E anche sul senso di colpa, c’è molto da dire, perché non è circoscritto alla sola sensazione di disagio interiore rispetto alla possibilità di scegliere. È più esteso e si manifesta in un’altra domanda che ti attanaglia nelle notti, quando il resto del mondo dorme, e, tu, ti chiedi se avresti potuto evitarlo, se in qualche modo sei stato accondiscendente. Analisti e amici cari ti convincono che no, non è colpa tua, non avresti potuto evitarlo, non hai avuto possibilità di scelta. Ma il dubbio resta e indurisci la tua esistenza in un no che urli al mondo intero, per dimostrare – prima di tutto a te stesso – che sei capace eccome di dire no, che la tua sofferenza non è stata vana. Hai bisogno di dare un senso a ciò che hai vissuto e lo trovi nell’indistinzione del no.

La castrazione chimica è percepita – dai più – come una cura. Una cura punitiva, certo, ma pur sempre una cura.

Temo che, in quest’ottica – che è l’unica finora percepita – la castrazione chimica sia solo un palliativo per rabbonire le masse. Un mezzo politico-strumentale di facile condivisione da parte di un pubblico per lo più avvezzo all’opinionismo a ogni costo, spesso afflitto da "punizione patologica generalizzata".

In quanto cura, la castrazione chimica finirebbe con l’accelerare il processo di messa in libertà del pedofilo, dietro la convinzione d’innocuità che, al contrario non è certa, non è provata, non è sostenibile. Soprattutto in considerazione del fatto che la violenza, anche quella sessuale, si può esplicare in modi differenti anche rispetto al sesso convenzionalmente inteso. Ricordo che vi sono pervertiti che non fanno sesso coi bambini ma che “si limitano” a guardare video e immagini, traendone “beneficio sessuale”.

Il processo d’imbastardimento mediatico finirebbe col trasformare la castrazione chimica in un'occasione di notorietà per il pedofilo castrato che sarebbe boccone ghiotto per la stampa e la televisione. Arriverebbe – attraverso cavi analogici e digitali – in tutte le case, diventando “volto noto” e, per effetto transitivo proprio della televisione, il bambino si fiderebbe di lui. Ricordo che il principale fine di ogni pedofilo è proprio la fiducia del bambino.

La castrazione chimica verrebbe erroneamente sventolata come risultato raggiunto in merito a un problema che invece non si risolve, se non in percentuale veramente esigua. Un risultato che non può essere – e lo diventerebbe! – scusante per il disimpegno politico-giuridico rispetto al problema.

L’impegno delle istituzioni, della politica, delle associazioni, di tutti, deve mirare alla reale messa in sicurezza del bambino, a casa, a scuola, nel parco, in palestra, in piscina, ovunque. Il controllo da parte delle autorità militari e di polizia, da parte degli adulti tutti, è fondamentale. Smetterla di nascondersi dietro il paravento del “non creiamo allarmismi spiccioli”. Il problema esiste ed è grave. Quale allarmismo? Hanno appena ritrovato il corpo della piccola Ylenia.

Sono profondamente convinta che ai bambini vada insegnato che a un adulto si può dire no, esattamente come gli insegniamo a dire grazie, prego, per favore, mi scusi, posso… e, questo, è l'impegno principale del genitore.

Sarà che sento il problema in prima persona, ma ho sempre detto a mia figlia che è possibile eccome che un adulto sbagli, che quando l’atteggiamento dell’adulto fa stare male o non è chiaro si deve domandare spiegazione a entrambi i genitori, ai nonni, agli insegnanti, al vigile che sta vicino alla scuola, a un poliziotto per strada. Parlarne con più persone possibili. Non serve lavare in casa i panni sporchi perché troppo spesso è proprio là che s’insudiciano. Far conoscere ai bambini i loro diritti, sin da piccolissimi. Dar loro il numero di Telefono Azzurro e farglielo imparare a memoria, come il 113 e il 118. Meglio una telefonata inutile che una telefonata mai fatta.

giovedì 13 settembre 2007

Attitudini e Compromessi.

[Per una corretta interpretazione di questo post è fondamentale leggere “K-X-N: passaggi di antropologia urbana”, di Diego D’Andrea.]

N, odioso, diverso. N, solo ma deciso a uscire dalla solitudine. In un modo odioso, diverso. L’unico modo che conosce. Quello che gli piace, in fondo. Fuori dal conformismo che ci vuole tutti, inevitabilmente, educati. Non che sia sbagliato l’essere educati, s’intenda! Ma quanta forzatura c’è in quel rincorrere “la classe non è acqua”? in quel sentirsi orgogliosi di un pubblico riconoscimento di “savoir faire”? Ci tagliamo, tutti, le unghie dei piedi. Non basta usare le forbicine laccate d’oro zecchino per eludere tale necessità. E la patina di perbenismo, appreso fra i banchi di scuola dell’intellettualismo ad ogni costo, si sbriciola in brandelli di sapere. Uniformi, Compatti, Anonimi. Difendiamo il nostro territorio, senza neppure marcarlo perché non è educato urinare in giro. Pretendiamo che siano rispettate le nostre regole, anche quando cozzano con l’altrui star bene. L’importante è lo star bene UCA.

N c’è. La sua presenza odiosa e diversa si avverte come disagio controcorrente. N osserva. Si sente fuori posto, ma d’altro canto vanta il diritto di starvi. Ce l’ha. Col tempo lo capirà. Succede sempre troppo presto. Il desiderio di esserci in forma UCA è più forte perfino dell’esserci in sé. N sopito è un N integrato. Un N che ha intravisto la luce e ora può scegliere. Può?


martedì 11 settembre 2007

Corri come la tua amica matta...è una spina o chi lo sa?*

L., cara amica e, in quanto tale, spaccamaroni, mi “accusa” di essere snob perché non rispondo alla sua miriade di cazzate via mail (per la cronaca: catene di santantonio, test, boiate del genere). Questa volta, rispondo. E pubblicamente! È l’occasione per raccontarvi qualcosa di me, in maniera diversa. Con un po’ di buona musica.

Il primo disco acquistato?
Disco in vinile (c’ho la mia età!): Compagni di Viaggio, Mia Martini. Fino ad allora aveva sempre deciso mia sorella. Quello l’ho preso io, passando sopra al suo cadavere.

L’ultimo disco ascoltato?
Non capisco se la domanda si riferisce a un “disco” o a un “cd”, e la intendo riferita all’ultima canzone ascoltata in ordine di tempo. Nel primo caso: Before you accuse me, Eric Clepton; nel secondo caso (stasera): Back in Black, ACDC.

La tua copertina preferita?
Heroin, The Velvet Underground. Copertina di Andy Warhol.

La miglior colonna sonora?
Sicuramente quella di The Blues Brothers. Ma Moulin Rouge non è male (in particolare El tango de Roxanne).

Il peggior cantante di tutti i tempi?
La palma d’oro va a Stefano Sani, per fortuna durato il tempo di un paio di canzoni. Ricordate? Lisa e Complimenti. Non lo linko, se ci tenete cercatevelo. (Ecchecavolo, ho scritto che vi linkavo buona musica!). Fra quelli che, invece, non sono scomparsi, ma come la maggior parte dei nuovi idoli sarà presto dimenticato (musica usa e getta?) proprio non mi piace Jesse McCartney. Questo ve lo linko. Non si sa mai!

La peggior cantante di tutti i tempi?
Senza dubbio, Viola Valentino. E neppure questa la linko, ma qualcuno ricorderà i conati di vomito che suscitava con i rantoli di “Comprami”.

Il peggior gruppo di tutti i tempi?
Mai piaciuti i Simply Red e neppure i Duran Duran.

Il miglior cantante di sempre?
Freddie Mercury

La miglior cantante di sempre?
Ella Fitzgerald, qui con Louis Armstrong. Per me è lei la più grande.

Il miglior gruppo di sempre?
Led Zeppelin (Immigrant song), Rolling Stones (Paint It Black), Queen (Killer queen). Scelta difficile. Se proprio devo: Rolling Stones (Miss you - Angie).

La canzone che vorresti fosse stata scritta per te?
Chissà, Mina.

La canzone che ti fa venire in mente l'infanzia?
…mangia libri di cibernetica e insalata di matematica… ma chi è? Ufo Robot.
La canzone che riassume la tua adolescenza?
Putesse essere allero, Pino Daniele.

La canzone con cui vorresti addormentarti?
Gracias a La Vida, Mercedes Sosa

La canzone che vorresti per un tramonto?
Besame mucho, qui nella versione di Andrea Bocelli (non male!)

La canzone più brutta di tutti i tempi?
Le mille bolle blu. Solo Mina poteva farne un successo!

La canzone che non vorresti sentire mai più?
Tutte le canzoni di Battisti, re-interpretate in maniera oscena.

La canzone che ti mette ottimismo?
Fuori dal Tunnel, Caparezza.

La canzone che vorresti al tuo matrimonio?
A parte che “ho già dato”, a questo punto direi Stupidi, Ornella Vanoni.

La canzone che vorresti al tuo funerale?
What A Wonderful World, Louis Armstrong.

La canzone che descrive un momento della tua vita?
Giudizi Universali, Samuele Bersani.

La canzone che più ti piace nella collezione dei tuoi genitori?
Signorinella pallida, varie interpretazioni.

La canzone che piace ai tuoi genitori nella tua collezione?
L’istrione, Massimo Ranieri.

La canzone che ti fa venire in mente la tua prima cotta?
L’isola che non c’è, Eugenio Bennato.

La canzone che ti fa venire in mente un tuo/una tua ex?
Parole, parole, Mina e Alberto Lupo.

La canzone che non conosceresti se non fosse per un amico?
Oh Mother, Christina Aguilera (mia figlia mi ha fatto conoscere praticamente tutto di lei).

La canzone che ti fa pensare al sesso?
L’importante è finire, Mina.

La canzone che ti fa pensare alla solitudine?
Anche per te, Lucio Battisti. Ma anche La voce del silenzio, Mina.

La canzone più triste?
Wuthering Heights, Kate Bush.

La canzone con il video più bello?
Growing Up, Peter Gabriel.

La canzone per quando sei incazzato/a?
The real slim shady, Eminem.

La canzone con il miglior inizio?
Love Kills, Freddie Mercury.

La canzone con il miglior finale?
Via del Campo, De Andrè.

La canzone da ascoltare con gli amici?
Questa è la mia vita, Ligabue.

La canzone da cantare sotto la doccia?
Corazòn espinado, Santana.

La canzone che ti fa venir voglia di ballare?
Carlitos Marron, Carlinhos Brown.

La canzone col testo più originale?
Gianna, Rino Gaetano.

La canzone con cui fare sesso?
Tender Surrender, Steve Vai.

La canzone più nostalgica?
La lontananza, Domenico Modugno.

La canzone col titolo più bello?
Mio fratello è figlio unico, Rino Gaetano.

La canzone da sapere a memoria?
Azzurro, Celentano. Prima o poi ci si ritrova a cantarla.

La canzone storica per eccellenza?
Yesterday, The Beatles.

La canzone che ti è stata dedicata?
Io ti cercherò, Jovanotti.

La canzone per riflettere?
Il conformista (mi piace la versione di Celentano, ma ho trovato solo questa).

La canzone più inquietante?
Canzone per un’amica, Francesco Guccini.

La canzone che ascolteresti mentre sei nello spazio?
Cerco un centro di gravità permanente, Franco Battiato.

La canzone che odiavi ma adesso ami?
Like A Rolling Stones, Bob Dylan. La canzone mi è sempre piaciuta, ma a lungo l'ho odiata. Storia complicata.

La canzone che più ti estrania dalla realtà?
(Per non ripetere Paint It Black, o Angie), Here comes the sun, The Beatles.

La canzone da ascoltare mentre guidi?
Sei nell’anima, Gianna Nannini.

La canzone che ti fa più paura al buio?
Il buio non mi fa paura.

Il miglior duetto?
Non so se è proprio ciò che s’intende, ma Jimi Hendrix with the Rolling Stones non è da comuni mortali.

Una canzone che pensi di conoscere solo tu?
Margherita non lo sa, Dori Ghezzi.

La canzone da dedicare a chi non la pensa come te musicalmente?
La cura, Franco Battiato.

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*Il titolo è la citazione di Vai Valentina, Ornella Vanoni.

domenica 9 settembre 2007

Pulcinella Vs Robin Hood.


Qualcuno potrebbe scambiarlo per il diario di un’appassionata di folclore. Altri per una visione superficiale: la patina sorridente di una città che soffre nei Quartieri spagnoli, che muore alla Sanità, o anche sul Lungomare per uno sguardo di troppo alla “guagliuncella” dell’adolescente sbagliato che c’ha in tasca un coltello o una pistola.

Eppure, il ritorno della Festa di Piedigrotta segna un momento importante per questa città che, oramai, non nasconde più nulla sotto la scorza. Tutto è alla luce del giorno. Tutti sanno. Pochi parlano.
La grotta, regno dell’occulto e della magia, prima di essere sottratta al male e consacrata alla madonna, luogo amato da Virgilio (il mago che l'ha scavata in una sola notte) tanto da volerne fare la sua tomba, e da Leopardi che volle riposare assieme al grande maestro, ritorna al popolo, dopo essere stata teatro di incontri di camorra e di spaccio. La lotta eterna fra il male e il bene.


Il Palazzo Reale apre le porte a una sequenza di arte e musica e sorriso amaro che si manifesta in una delle più belle piazze d’Italia, Piazza del Plebiscito.


Teatro da gustare e applaudire. Teatro da vivere, fra il pubblico che commenta: Marooo’…Tina, che ti sei persa! Massimo Ranieri! Ha fatto le prove, era là a due passi da me. Mo’ usciranno i carri! Marooo’… mi viene ‘u friedd n’cop! Zi…statte zitta! Stanno aprendo i cancielli… p’ccirì, quando c’avevo l’età tua io andavo sopra i carri! E io ci posso andare? Nunno saccio com’è adesso. Vie’ acca, n’copp ‘e spalle, cussì vedi tutto.



Marooo’, quant’è bello! Però i carri, ai tempi miei erano tutti colorati!




Che d’è tutto sto’ bianco? So belli, però! So’ artistici! Quelli so’ carri allegorici, lo vedi Pulcinella?

Pulcinella sta legato da ‘nu serpient. Nonno, sta dentro l’uovo! È l’ovo d’u serpient che si vuole mangiare a Pulcinella! Marooo…, e che vor di? Che mo Pulcinella è solo nu ricordino pe’ i turisti. Guarda che faccia c’ha, guarda che faccia c’ha! Nunno saccio. A me me pare che s’assomiglia a qualcheruno. Nunno saccio. Zi…zitti, stanno cantando.

La festa avanza, coi suoi ritmi scanditi: musica, fuochi, luminarie e la maronna ‘e Piedigrotta. Ma la Napoli che protesta si organizza e reclama lavori di pubblica utilità per i disoccupati.





Da un lato gente che lavora, molta gente che lavora, d’altro lato gente che vorrebbe lavorare e protesta per i soldi spesi per la Festa. Una festa che ha dato lavoro a molti, ma evidentemente non a tutti. E allora? Allora si può tirare fuori il malumore e il grigio trantan della protesta. Si può dire: Spendete soldi e a noi non ci cambiate la vita.



Altri, molti altri, stanno lavorando, però. Com’è che dovrebbero funzionare le cose? Togli ai ricchi e dai ai poveri? Via dal palco artisti, montatori, scenografi, musicisti, organizzatori, giornalisti, attrezzisti, stampatori, grafici, progettisti, fonici, scultori, scrittori, storici, impiegati, operai, appassionati… e facciamo salire i disoccupati organizzati. È così che dovrebbe andare? Non lo so. Il cuore mi si stringe. Vorrei poter immaginare una soluzione. Vorrei poter dire loro: Questo rilancio è anche per voi. Lavorate attorno a una Napoli che si rilancia, perdio! Basta piangersi addosso. E capisco che, in fondo, sono solo un’ospite.


Uno sguardo al palco, non si sa mai Serena Rossi arrivasse prima del previsto; uno sguardo al manifesto e la voce: Vogliamo mangiare pure noi.


Nella città è tutto un da fare. Tanti hanno lavorato e lavorano sodo, e molto, senza guardare l’orologio, senza aspettare che qualcuno “sbagli” per incatenarsi nella piazza. E mi domando se la guerra è fra chi lavora e chi ha voglia di lavorare oppure fra chi lavora, inventandosi l’arte, e chi trascorre la vita a lamentarsi di non avere un lavoro. Mi domando se serve scambiare la maschera di Pulcinella con l’arco di Robin Hood. E chi può imbracciare quell’arco?



mercoledì 5 settembre 2007

E dopo tanto lavoro, è arrivato il tempo della festa.

A Napoli ritorna “La Piedigrotta”. Per chi si trovasse in zona o avesse voglia di un week end di colore e calore: qui trovate tutte le informazioni, qui il programma on line, qui potete scaricare la versione pdf (93Kb).
Io parto all’alba del nuovo giorno.

domenica 2 settembre 2007

Randagi

È on line la seconda edizione di Randagi [randagi#2 -file pdf 319Kb] con i contributi di:

emi (rigorosamente scritto in minuscolo): La nostra eredità non è preceduta da alcun testamento.

Eva Carriego: I colori dell'arcobaleno.

Renzo Montagnoli: La canzone di Maria.

Per chi avesse perso il primo numero, con i contributi di Remo Bassini, Babsi Jones e mio: [randagi#1 - file pdf 377Kb]
Per chi non sapesse di cosa si tratta: Cos'è Randagi?
Buona lettura a tutti e buona domenica.