GLI ALTRI CASSETTI

sabato 16 giugno 2007

Giù le mani dagli stipendi dei politici!

Fra opinioni, dissertazioni, articoli, post, commenti e blablabla si perdono le fila di un sistema politico italiano che non funziona. E non funziona a prescindere dal colore. Inchieste, indagini e sentenze mostrano il quadro di un’Italia allo sbando, dove la gente comune, i cittadini, che giusto per non disperdere troppo l’attenzione dal concreto siamo io, tu, noi, tutti noi, sono con le pezze al culo dell’economia e della dignità.
Le indagini sui costi della politica ci sorprendono? Nemmeno per sogno. Forse, e dico forse, un poco ci indignano. Se non altro perché è periodo di 730 e di modello Unico e siamo costretti a fare i conti con la concretizzazione di quel concetto che astrattamente andiamo trattando dalla Finanziaria in poi: le tasse. In uno dei frequenti flashback mi sono rivista bambina a domandare a mia nonna: come si fa a vendere un voto? Ad ascoltare le comari raccontare, liberamente, dei cinque, dieci, quindici milioni pagati per assicurare al proprio figliolo un posto fisso. In trent’anni non è cambiato nulla, solo le modalità e naturalmente i costi che si sono adeguati, secondo le logiche di mercato e di economia, all’inflazione prima, al passaggio all’euro poi. Non ci sorprendiamo delle centinaia di persone a vario titolo assunte nelle Pubbliche Amministrazioni, perché fa parte del tessuto culturale di questa Italia malata di delinquenza intellettuale. Non ci sorprendiamo perché, a conti fatti, non conosciamo alternative. Quando mai ha funzionato diversamente il sistema politico italiano? Le alternative sono solo un’utopia giovanile che si scontra presto con la realtà disegnata dagli adulti, fatta, caro Remo, di mancanza di palle. Se gli adulti prima di noi (e poi noi, una volta diventati adulti) avessero affrontato con meno pressappochismo e qualunquismo oscenità politiche che variamente sono state sventolate sotto nasi assuefatti e svogliatezze intellettualli, forse le cose, oggi, sarebbero diverse. Forse le ovvietà di una semplicità disarmante di cui Morgan parla qui, non sarebbero considerate solo vane elucubrazioni mentali di un giovane idealista.
È da quando ho letto il decalogo di Mario Pirani che dentro di me si agitano domande elementari: chi può cambiare le cose? Chi può tagliare i costi superflui della politica? Ho studiato legge, conosco il diritto pubblico e il diritto costituzionale, eppure non sono in grado di dare una risposta perché è inscritta all’interno di un sistema corrotto in cui non c’è un Nome e Cognome che debba dare conto. Risposta non c’è, o forse, chi lo sa, perduta nel vento sarà. E le risposte si perdono in un vento che, inevitabilmente, soffia contro gli italiani medi, quelli che la politica la subiscono e basta e che sono chiamati a interessarsene esclusivamente quando si va a votare, sempre che non si trovi un modo per evitare anche questa fastidiosa dipendenza dal popolino.
Quanto costa la politica? Si fanno indagini su indagini ma non se ne traccia mai un quadro completo, dettagliato, avulso da interessi di colore. Si fanno non per esigenze di chiarezza e trasparenza e per dare ai cittadini (che, per dirla con le parole di Grillo, sono i datori di lavoro) un rendiconto economico e preciso di come vengono investiti i loro soldi, ma piuttosto per creare nuove linee elettorali, nuove facciate di perbenismo e coscienza sociale. È così che, personalmente, ho interpretato la passionale Moratti che si taglia lo stipendio, salvo impossibilità burocratica che la costringerà, al massimo, a fare beneficenza. E se sceglie bene può perfino trarne un beneficio fiscale oltre che pubblica ammirazione.
Il costo della politica non è solo una tematica interessante su cui disquisire sui blog dove peraltro il livello culturale è medio alto, ma un fatto che interessa da vicino tutti i cittadini indistintamente perché tutti sono chiamati a sostenerlo. Dobbiamo documentare con tanto di codice fiscale ogni incasso (dal bonifico postale all’assegno bancario) e se serve a combattere l’evasione fiscale ben venga, ma allo stesso tempo dovrebbero essere disponibili presso tutti gli Enti Pubblici e i relativi sportelli on line, i registri e i rapporti del costo della politica. Tutti dovrebbero poterne prendere visione liberamente e in qualsiasi momento. Far di conto non è cosa complicata, in fondo, se vi è chiarezza.