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martedì 12 giugno 2007

Dalla rivincita di Leonora alla forza della rete.

Quando ho scritto l’ E.d.S. ---02--- non avevo ancora immaginato l’ipotesi di un giorno dopo. Avevo racchiuso la storia in un singolo pensiero, nella ricerca della percezione maschile di quello che, tutto sommato, è uno stereotipo: un amico e un’amica che finiscono a letto. Attorno a questo pensiero se ne sono sviluppati altri, individuati nel silenzio fra le parole di Bhuidhe che mi hanno fatto ripensare all’incapacità di sostenere il silenzio dell’altro, alla immediata spinta a riempirlo di contenuti che non sono null’altro che il nostro pensiero su ciò che l’altro pensa. Noi, sempre noi stessi al centro di tutto. Non è un dramma, ma, temo, ciò che ne soffre è la capacità di parlarsi chiaramente, di fare domande precise e ottenere risposte altrettanto precise. E invece preferiamo interpretarci. Peccato! Ne perdiamo in spontaneità e sincerità.

Roberto era solo uno strumento nelle mie mani, la trasposizione di un pensiero, di ciò che io pensavo avrebbe potuto pensare un uomo come lui in una situazione come quella descritta. Poi ho domandato: come sarà domani? Dandapit l’ha immaginato così. Bella dimostrazione di forza femminile. Lei non può restare anonimamente “lei”. Deve avere un nome: Leonora. Deve uscire a testa alta dalla storia. Non vi è spazio per l’amore nel loro domani.

È bello il seguito del racconto scritto da Dandapit, il farsi guidare dal “conosciuto”. Ma a questo punto mi sono posta un’altra domanda: che fine ha fatto l’amore libero? quello che si fa e basta. Per puro caso, giungendo al blog di una vecchia amica, sono approdata nel blog di Carlo poeta che ho avuto modo di conoscere un bel po’ di anni fa e poi perso di vista. Il suo post Liberiamo il libero amore dà, inconsapevolmente, una risposta: “…Il fatto che gli utopisti mettessero il libero amore nel paniere con l’abbondanza di beni materiali (il paese di Cuccagna) secondo me dimostra che erano utopisti maschilisti, e il loro discorso assomigliava a un pane e figa per tutti. Ci sono stati anche utopisti più seri, forse, che hanno previsto un libero amore anche femminile. Però ancora in modo molto materiale, carnale, mentre l’amore è un cortocircuito di carne e spirito – le due cose insieme, sempre. A ogni amore partecipano i cieli, come scrissi in una poesia molti anni fa. Ma il problema è un altro: è che il libero amore, proprio in quanto libero, con l’utopia fa a pugni, e dunque inquadrarlo nel pericoloso schema dell’utopia è da mentecatti…” (vale la pena fare un giro fra i suoi scritti e le sue poesie).