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mercoledì 6 giugno 2007

Di treni, viaggi, buona sanità e saluti.

(Ricordo ispirato dal post di Laura, successivamente linkato)
Viaggio raramente in treno, quasi sempre in aereo e talvolta in automobile. In città uso le gambe, dettaglio che poco c’entra ma tanto fa. Il mese scorso mi è capitato di prendere il treno. Il mio scompartimento, nel tragitto, si è popolato di tre signore di mezza età. Tutte e tre silenziose, educate, composte.
La signora con l’abito leggero e l’acconciatura un poco trascurata sfogliava Gente. Di tanto in tanto ritornava sulle pagine precedenti.
La signora dai capelli rossi, pantaloni neri e canotta in tinta con cuciture dorate, sfoggiava una vistosa collana e sfogliava, con poca voglia, le pagine di Donna D passatole dal marito che, nel corridoio, leggeva il suo quotidiano imprecando di tanto in tanto e manifestando il suo desiderio di fumare.
Infine, la signora in jeans-gioiello vistosamente firmati e t-shirt verde acido con firma dorata, inforcando gli occhiali, pure essi griffati, prese a sfogliare l’Espresso.
Portatile acceso e cartella di documenti alla mano, io stavo completando una relazione.
Mi cade un foglio. Mi chino. Si chinano, istintivamente, anche la signora rossa e la signora in jeans-gioiello. Dico: Grazie. Scatta il pulsante della comunicazione generale. Prego!, Sta lavorando?, Vuole qualcosa da leggere?, Dove sta andando?, Com’era il tempo a …?, È di…? Ah, io ci trascorro le vacanze… In men che non si dica le due signore, la rossa e quella in jeans-gioiello, sono lì a raccontarsi dei loro problemi di salute. Problemi gravissimi che a una me taciturna dietro il monitor procuravano una certa sensazione di vertigine: un cancro con tanto di programma di inizio terapia e un’insufficienza renale con tanto di dialisi. Le due signore, con frequenza periodica, si recano a Milano in appositi Centri medici, e non pagano un euro. Vengono rimborsate anche del biglietto del treno, del vitto e dell’alloggio. Si confrontano sui sistemi sanitari illustrandone aspetti positivi che fa piacere ascoltare: medici preparati e umani, infermieri gentili ed efficienti. La signora rossa, quasi sussurrando, si rivolge a me: io ho lavorato tutta la vita, sa? ho fatto la parrucchiera dall’età di quattordici anni. Adesso avrei dovuto godermela la vita, ma… Trovo sempre qualche difficoltà a confortare chi non conosco e mi sono limitata a un sorriso e a un banalissimo: D’altro canto, pensi se non potesse essere curata!
A questo punto la signora dalla piega trascurata entra in scena in maniera divertente e inaspettata. Con le mani afferra l’abito e lo tira su fino a scoprire le ginocchia e buona parte delle cosce. Dalle rotule partono due cicatrici speculari che arrivano fino a mezza coscia. Dice: Anche io ho avuto i miei problemi!
Quello che fino a pochi istanti prima era stato un confronto a due, accoglie, con leggera piacevolezza, la terza attrice di questo reality della buona sanità.
Esiste eccome. Jane ne parlava qui. Laura ne parla qui. E, francamente, sono contenta di abitare in Italia, dove non potrebbe accadere questo.

A proposito di viaggi, domani parto per altri cinque giorni. Questa volta vado in Veneto. A presto.