(Ricordo ispirato dal post di Laura, successivamente linkato)
Viaggio raramente in treno, quasi sempre in aereo e talvolta in automobile. In città uso le gambe, dettaglio che poco c’entra ma tanto fa. Il mese scorso mi è capitato di prendere il treno. Il mio scompartimento, nel tragitto, si è popolato di tre signore di mezza età. Tutte e tre silenziose, educate, composte.
La signora con l’abito leggero e l’acconciatura un poco trascurata sfogliava Gente. Di tanto in tanto ritornava sulle pagine precedenti.
La signora dai capelli rossi, pantaloni neri e canotta in tinta con cuciture dorate, sfoggiava una vistosa collana e sfogliava, con poca voglia, le pagine di Donna D passatole dal marito che, nel corridoio, leggeva il suo quotidiano imprecando di tanto in tanto e manifestando il suo desiderio di fumare.
Infine, la signora in jeans-gioiello vistosamente firmati e t-shirt verde acido con firma dorata, inforcando gli occhiali, pure essi griffati, prese a sfogliare l’Espresso.
Portatile acceso e cartella di documenti alla mano, io stavo completando una relazione.
Mi cade un foglio. Mi chino. Si chinano, istintivamente, anche la signora rossa e la signora in jeans-gioiello. Dico: Grazie. Scatta il pulsante della comunicazione generale. Prego!, Sta lavorando?, Vuole qualcosa da leggere?, Dove sta andando?, Com’era il tempo a …?, È di…? Ah, io ci trascorro le vacanze… In men che non si dica le due signore, la rossa e quella in jeans-gioiello, sono lì a raccontarsi dei loro problemi di salute. Problemi gravissimi che a una me taciturna dietro il monitor procuravano una certa sensazione di vertigine: un cancro con tanto di programma di inizio terapia e un’insufficienza renale con tanto di dialisi. Le due signore, con frequenza periodica, si recano a Milano in appositi Centri medici, e non pagano un euro. Vengono rimborsate anche del biglietto del treno, del vitto e dell’alloggio. Si confrontano sui sistemi sanitari illustrandone aspetti positivi che fa piacere ascoltare: medici preparati e umani, infermieri gentili ed efficienti. La signora rossa, quasi sussurrando, si rivolge a me: io ho lavorato tutta la vita, sa? ho fatto la parrucchiera dall’età di quattordici anni. Adesso avrei dovuto godermela la vita, ma… Trovo sempre qualche difficoltà a confortare chi non conosco e mi sono limitata a un sorriso e a un banalissimo: D’altro canto, pensi se non potesse essere curata!
A questo punto la signora dalla piega trascurata entra in scena in maniera divertente e inaspettata. Con le mani afferra l’abito e lo tira su fino a scoprire le ginocchia e buona parte delle cosce. Dalle rotule partono due cicatrici speculari che arrivano fino a mezza coscia. Dice: Anche io ho avuto i miei problemi!
Quello che fino a pochi istanti prima era stato un confronto a due, accoglie, con leggera piacevolezza, la terza attrice di questo reality della buona sanità.
La signora con l’abito leggero e l’acconciatura un poco trascurata sfogliava Gente. Di tanto in tanto ritornava sulle pagine precedenti.
La signora dai capelli rossi, pantaloni neri e canotta in tinta con cuciture dorate, sfoggiava una vistosa collana e sfogliava, con poca voglia, le pagine di Donna D passatole dal marito che, nel corridoio, leggeva il suo quotidiano imprecando di tanto in tanto e manifestando il suo desiderio di fumare.
Infine, la signora in jeans-gioiello vistosamente firmati e t-shirt verde acido con firma dorata, inforcando gli occhiali, pure essi griffati, prese a sfogliare l’Espresso.
Portatile acceso e cartella di documenti alla mano, io stavo completando una relazione.
Mi cade un foglio. Mi chino. Si chinano, istintivamente, anche la signora rossa e la signora in jeans-gioiello. Dico: Grazie. Scatta il pulsante della comunicazione generale. Prego!, Sta lavorando?, Vuole qualcosa da leggere?, Dove sta andando?, Com’era il tempo a …?, È di…? Ah, io ci trascorro le vacanze… In men che non si dica le due signore, la rossa e quella in jeans-gioiello, sono lì a raccontarsi dei loro problemi di salute. Problemi gravissimi che a una me taciturna dietro il monitor procuravano una certa sensazione di vertigine: un cancro con tanto di programma di inizio terapia e un’insufficienza renale con tanto di dialisi. Le due signore, con frequenza periodica, si recano a Milano in appositi Centri medici, e non pagano un euro. Vengono rimborsate anche del biglietto del treno, del vitto e dell’alloggio. Si confrontano sui sistemi sanitari illustrandone aspetti positivi che fa piacere ascoltare: medici preparati e umani, infermieri gentili ed efficienti. La signora rossa, quasi sussurrando, si rivolge a me: io ho lavorato tutta la vita, sa? ho fatto la parrucchiera dall’età di quattordici anni. Adesso avrei dovuto godermela la vita, ma… Trovo sempre qualche difficoltà a confortare chi non conosco e mi sono limitata a un sorriso e a un banalissimo: D’altro canto, pensi se non potesse essere curata!
A questo punto la signora dalla piega trascurata entra in scena in maniera divertente e inaspettata. Con le mani afferra l’abito e lo tira su fino a scoprire le ginocchia e buona parte delle cosce. Dalle rotule partono due cicatrici speculari che arrivano fino a mezza coscia. Dice: Anche io ho avuto i miei problemi!
Quello che fino a pochi istanti prima era stato un confronto a due, accoglie, con leggera piacevolezza, la terza attrice di questo reality della buona sanità.