Piedigrotta è 'na femmina guappa.
Vi sono anteprime che non mi interessano. Per esempio, non ho mai provato emozioni particolari all’anteprima di un film. Mi è capitato, ma in fondo non ha cambiato nulla nella mia percezione delle cose e, tutto sommato, a me piace quel tempo d’attesa che mi fa gustare un film, un libro, qualsiasi cosa prima di averlo fra le mani e considerarlo cosa mia. Mi piace concedermi il tempo del desiderio. Ma il 4 luglio, mi è capitato di vivere l’anteprima di un’emozione che ha creato realmente dei movimenti tellurici nell’anima. È successo al Parco Vergiliano, a Piedigrotta – da non confondere con il Parco Virgiliano a Posillipo. Il Parco Vergiliano custodisce le tombe di Virgilio e di Leopardi. Un monumento romano augusteo la prima, di tono classicista la seconda. Sono inserite all’interno di un parco che si inerpica sulla roccia, polmone verde che separa e unisce – con la storica grotta che è in fase di recupero – Mergellina e Fuorigrotta, e dona una nota antica che all’inizio stenta a trovare un punto fermo in chi è abituato alla freneticità. I lavori sono in atto e il cantiere aperto, pertanto inaccessibile, ma la visita in anteprima, per pochi, ha consentito di percorrere una buona fetta della grotta. Qui abbiamo trovato di tutto – ci ha spiegato l’architetto – spaccio e camorra, ma abbiamo voluto a tutti i costi riappropriarci di un pezzo della città che appartiene a tutti i napoletani, a tutti gli italiani, a tutto il mondo… Il microevento è solo una delle attività trasversali che a Napoli si potranno gustare fino al 12 settembre, attendendo la ritrovata festa napoletana: la Piedigrotta che ritorna dopo venticinque anni con una veste che sa guardare alla tradizione senza scivolare in toni nostalgici, affermando e rappresentando la Napoli di oggi che non è solo quella di cui si parla in questo pur interessante articolo di Roberto Saviano su Repubblica on line.
Nota su Roberto Saviano
Personalmente apprezzo Saviano e non condivido quanti muovono accuse di “eccesso di marketing”. Credo che Roberto sia, tutto sommato, la risposta a quanto si è ampiamente discusso nei giorni addietro in merito alla scrittura, al giornalismo, all’editoria (qui, qui, qui e qui). Ha scritto, personalmente trovo che l’abbia fatto bene con un linguaggio che ben si fa comprendere e che non pretende, se non in brevi tratti, di romanzare la cronaca, una denuncia, raccogliendo fonti e mettendo assieme pezzi di un puzzle complesso, come i giornalisti non sono più abituati a fare. Ha scritto un libro che dà qualcosa alla gente, dà fatti, dà l’impressione che ci sia ancora qualcuno che abbia voglia di indagare la verità. Perché è di verità che c’è bisogno. C’è bisogno di dare un nome e cognome a ciò che avviene in Italia.
Nascere a Napoli è una condanna
Napoli non è solo camorra. Ma il sistema camorristico – è reale, è tangibile – scorre nelle vene di questa città meravigliosa. È tempo che i napoletani si riapproprino della propria dignità. Fino a quando questo non succederà, nascere a Napoli, resterà una condanna.