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venerdì 4 luglio 2008

Dire disonesto...

Mi rendo conto, tutto d'un botto, che è scomparso il disonesto.
Dare del disonesto a un imprenditore senza scrupoli, che raggira le leggi a scapito del fisco e dei dipendenti è da ingenui. Costui, oggi, non è un disonesto, ma uno scaltro. Un furbacchione che, perfino, gode dell'ammirazione dei più.
Dare del disonesto a un politico corrotto è da disinformati. Il meglio che ti può capitare è il bonaccione che, con aria fra il commiserevole e il sorpreso, ti dà una pacca sulla spalla e ti dice: “Ma dove vivi? Ma sul serio non lo sai che è così che va il mondo?!”
Dare del disonesto a un giornalista che fa palese disinformazione, selezionando, accuratamente, i passaggi da trascrivere o mandare in onda per fuorviare e manipolare l'opinione pubblica, è da patetici. Dimostra chiaramente l'incapacità di cogliere i ritmi dell'evoluzione del pensiero e della democrazia.
Dare del disonesto al ladro che ti ha borseggiato in strada è da razzisti, ché non c'è più il bianco e il nero, ma solo l'agognato grigio nel quale si cela il buonismo che è più razzista del razzismo.
Dare del disonesto all'insegnante che arriva in classe con il solo scopo di uscirne un'ora dopo è da ingrati che non capiscono quanto e quale sia il carico di lavoro di questi missionari della cultura.
...
Che bel Paese!
In Italia non ci sono disonesti.