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giovedì 10 gennaio 2008

Scambio di generi.

Diego scrive, anzi no: a Diego scrivono. Cioè: Diego scrive che a Diego scrivono. Semplificando: Diego cambia sesso. Cioè non è che Diego cambia sesso. Insomma: Diego è una donna che scrive a Diego. Vabbè leggete la lettera.
Poi.
Io scrivo, anzi no Diego scrive, ma non è Diego. Spiego: io sono un uomo che scrive a Diego che è una donna. Insomma: la risposta e qui sotto.
E adesso vado a guardare nella cassetta della posta. ;)
  • Mia cara,
  • talvolta mi chiedo se mi scrivi perché sei convinta che io sia diverso, o perché vuoi convincermi che l’amore non sia affatto un’eccezione. Che, al contrario, sia un punto essenziale di quella strana retta che è la vita e che le bolle di sapone possono solidificarsi; diventare sfere di cristallo.
  • Non ti sorprendere, Elena, ma l’altra sera, quando sei, anzi quando siete andati via, io non ho immaginato nulla. Ho sorriso, forse – francamente non lo ricordo – per salutarti. Eravamo tutti insieme e – questo me lo ricordo, invece – Gianni stava raccontando del suo ultimo viaggio. Mi stavo godendo la serata. Mi sembrava che si stesse bene. Hai detto che tua madre aveva bisogno di vederti e non mi è sembrato strano. Succede! Che fosse una scusa l’apprendo adesso.
  • È questo il punto, mia cara, spesso tu immagini che altri immaginino che tu immagini… troppo complicato amica mia: i rapporti sono più lineari per noi maschi, se è di maschi e femmine che vuoi sentirmi parlare.
  • “Dove stiamo andando, io e te?”, che domanda è? Non trovo parole che possano soddisfare la tua esigenza di sentirti rassicurata. Se non trovi in te le rassicurazioni di cui hai bisogno, allora non le avrai da me.
  • Mia sorella, una volta, mi ha domandato: Come fai a capire se un uomo è innamorato? Non le risposi. Qualche volta mi torna in mente la sua insicurezza di allora, il bisogno disperato di sentirsi rassicurata, di sentirsi amata per sentirsi poi libera di lasciarsi andare all’amore. Strano! Io penso che le cose vengano da sé, che non sia possibile programmare l’amore. E gradirei di gran lunga andarmi a fare due spaghetti con la donna con la quale sto bene, piuttosto che incamminarmi sognante verso una meta sconosciuta.
  • Non so cosa dire, Elena, perché ciò che mi stai scrivendo è che hai bisogno di un “ti amo”, o quantomeno di un “potrei amarti”, per sentirti libera di ruzzolare. Cosa potrei fare o dire senza offendere la tua sensibilità femminile o il tuo assai opinabile femminismo? Non cadrò nella tua trappola, mia cara. Posso esserti amico, ma non posso farti da voce della coscienza.
    Il tuo amico.
(Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.)