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sabato 10 febbraio 2007

Non possumus.


Quando l’ho conosciuto, Alessandro conviveva già da vari anni con Simone. Si sono incontrati all’università, si sono innamorati, hanno atteso di laurearsi e di trovare un lavoro decente per comprare casa e poi, con qualche sacrificio ma con notevole buongusto, essendo l’uno architetto e l’altro designer, per arredarla. Una storia uguale a tante altre, una storia diversa, tuttavia, perché di diversità sono tacciati Alessandro e Simone. È a loro, dunque, che dedico questo post, al loro volersi bene, sostenersi, conoscersi quotidiano, sopportarsi nei momenti difficili… ed è a loro che penso quando m’indigno profondamente per le reazioni della chiesa e per la lotta dura, in prima linea, del papa.
Non sono una credente e tantomeno una cattolica, tuttavia credo di non dire eresie sostenendo che l’insegnamento cristiano non si basa sulle minacce, sulla violenza, sul ricatto, eppure è proprio questo che viene fuori dallo spiegamento di forze mediatiche attivate dal Vaticano. Guerrieri, lancia in resta, schierati contro i Pacs, o Dico come è stato alternativamente proposto, per togliere quel vago profumo liberale francese che stona nell’Italia dei bigotti. Cavalieri dai guanti bianchi e dalle lame affilate, con un potere mediatico che unito a quello della politica più affine, spronano i loro destrieri e conducono una battaglia che ha il sapore della propaganda politica. Pacs sì-Pacs no è solo la bandiera dietro la quale si cela un sempre più diretto tentativo della Chiesa di minare uno dei principi fondamentali dello Stato: la laicità. Solo la laicità assicura uguaglianza. Una bandiera che porta, oggi evidenti, i segni di una guerra di politica e di potere, di un braccio di ferro che non si può perdere perché c’è in gioco la libertà di tutti, l’individualità di ognuno.