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giovedì 8 febbraio 2007

L'ovvio non è il nemico. La violenza sì.


L’Italia spezzata non trova unità neppure di fronte all’ovvio.
Mi sono occupata e mi occupo, fra l’altro, di comunicare la sicurezza, e non solo la sicurezza sul lavoro, ma la sicurezza in senso lato, la sicurezza come cultura da indossare. È questo il messaggio principale che è stato rivolto ai più giovani (il target più difficile) con la recente campagna nazionale Inail “Come stai messo a sicurezza?”, che ha previsto, fra l'altro, interventi diretti nelle scuole assieme alle iene Giulio Golia, Marco Berry e Trio Medusa. Il concept di base è semplice: non sottovalutare l’ovvio. E invece, l’ovvio viene non solo sottovalutato, ma puntualmente contrastato e stupidamente tacciato di banalità. Banali a me paiono le dichiarazioni non solo di Matarrese, che in fondo si è fatto portavoce anche di chi, di fronte alla reazione unanime di sdegno, si è astutamente dissociato, perché sono persuasa che in un clima come quello di questi giorni un presidente non si sottoponga al pubblico giudizio senza un previo briefing, ma anche di quanti, variamente argomentando, si dicono non d’accordo con il decreto del Governo. Penso che, finalmente, siamo di fronte a una mossa vincente e, se – come mi aspetto – le norme saranno fatte rispettare, sarà molto difficile per gli avversari politici (perché di questo si tratta: di mercato e di politica, lo sport non c’entra per nulla) abituati a rimpastare i fatti e riproporli nell’ottica dell’ennesimo fallimento, darne un’interpretazione differente.

Porte chiuse: gli stadi che non sono a norma non godranno più di deroghe. In pratica, ciò che è successo fino ad oggi è che, per raggirare il decreto, veniva dichiarata una capienza di 9.999 posti piuttosto che 10.000. Ora, io mi domando: doveva veramente morire un uomo per accorgersi che si trattava di un espediente per polli? Posto che non mi è dato ricevere risposta da chi di dovere, mi aspetto, quantomeno, che questa svista non si ripeta, che questa volta le perizie siano visionate, studiate e, ove occorra, controllate e riscontrate.

Stop alle trasferte in massa: niente più treni e autobus di ultrà. Dio volesse! Vi siete mai trovati in una stazione al momento del passaggio del treno dei tifosi? Io sì, e non ho per nulla gradito ciò che ho visto: urla, apprezzamenti di ogni genere nei confronti delle ragazze colpevoli solo di trovarsi sulla “banchina del tifo”, oggetti lanciati dai finestrini, offese alle città di passaggio e relativi cittadini… Se non altro, ne godrà la libertà di essere lasciati in pace.

Daspo preventivo: divieto di accesso allo stadio a chi sarà ritenuto non idoneo. Qui, probabilmente, qualche abuso di potere ci sarà perché l’uomo è uomo e non riesce a staccare le spine dell’antipatia epidermica, né del giudizio superficiale. Tutto sommato, tuttavia, se è vero che “è meglio un colpevole fuori dalla galera, che un innocente dentro”, sarà vero anche il contrario: “è meglio un innocente fuori dallo stadio, che un colpevole dentro”. Certo l’abito non fa il monaco, ma sicuramente i bracciali borchiati, i coltellini, i fumogeni… e vario altro materiale che finora è sempre entrato, quasi indisturbato negli stadi, fanno il tifoso violento, o quantomeno “previdente”. Se poi si facessero controlli più approfonditi anche sul personale che lavora allo stadio, il quadro sarebbe completato (vedi il caso del custode capo degli ultrà che riforniva di spranghe e armi di ogni genere i suoi compari che entravano puliti).

Arresto in flagranza entro 48 ore: estensione di dodici ore della possibilità di arresto in flagranza di reato. Mi sembra corretto dal momento che sono le ore di maggior intensità ed emozionalità di un reato e quelle entro le quali sono riscontrabili le prove dello stesso. Ci lamentiamo dell’assoluzione di Andreotti per prescrizione di reati e poi non accettiamo che un delinquente venga catturato oltre le trentasei ore? Mi sembra incoerente.

Giudizio direttissimo applicato non solo a chi avrà lanciato materiali pericolosi, ma anche a chi verrà trovato in possesso di razzi, bengale, e simili. Vabbé che la legge dice che “non è processabile l’intenzione”, ma, obiettivamente, se uno va allo stadio e si porta dietro un razzo cosa ci vorrà mai fare se non farlo esplodere? Non si tratta di fumo o cocaina, non è che uno possa dire: è per uso personale.

Aggravanti per resistenza. Non so se lo spauracchio di cinque anni (minimo) di galera per chi commette violenza e resistenza a pubblico ufficiale possa servire da deterrente, in fondo nemmeno l’ergastolo lo è per chi comunque uccide. Sicuramente però il reale rispetto delle norme lo è, perché un conto è aver paura della galera, un conto è marcirci per cinque anni.


Legami società-tifosi. Non ci deve essere nessun collegamento economico fra società sportive e tifoserie.

Insomma, adesso le norme ci sono. Bisogna “solo” farle rispettare.