GLI ALTRI CASSETTI

sabato 13 gennaio 2007

Profumo di libertà

I ricordi sono imprevedibili. Ti colgono di sorpresa e a volte non sai neppure perché riaffiorano con così tanta irruenza.
Ero nel Sahara e stavo cavalcando un cammello giovane e perciò ribelle. Non era ancora convinto di voler essere cavalcato. Non era ancora convinto che il suo cammino dovesse essere guidato dalle redini di cuoio che palesemente lo infastidivano.
Mi chiesero se volessi un'altra bestia: madame, nous avons une autre possibilité...
Coment il s'appelle? domandai.
La guida, un tunisino non troppo scuro né troppo chiaro, con due occhi nerissimi e un sorriso perennemente stampato sulla faccia annoiata, mi guardò stranito e mi rispose: Thomas (o qualcosa del genere, io capii Thomas). Je m'appelle Thomas.
No, no... risi, je ne veux pas savoir votre nom, monsieur. Comment il s'appelle? e indicai l'animale. Non mi ricordavo come si dice "cammello" in francese e a pensarci bene non lo so affatto. La guida mi guardò ancora più stranito (forse pensava che ero un'italiana pazza!) e alzando le spalle mi rispose: Je ne sais pas, madame. Je ne sais pas...
Quel giovane cammello non aveva un nome, s’inginocchiava di malavoglia per consentire la cavalcatura e seguiva i comandi con palese distrazione. Profumava ancora di libertà.
Decisi di tenerlo. Pensai che non si deve mai abbandonare qualcuno perché profuma di libertà.