Pacs (patto civile di solidarietà) - traducendo letteralmente dal francese - è un contratto fra due persone maggiorenni, di sesso differente o dello stesso sesso, per organizzare la loro vita in comune. Dà diritti e obblighi ai contraenti.
Tutto questo a me pare assolutamente ragionevole. Conosco molte coppie conviventi che condividono l’affitto o il mutuo, le bollette e la spesa, le chiacchiere e le beghe condominiali, il giardino quando c’è… Alcuni di loro probabilmente coroneranno il "sogno matrimoniale" e consolideranno davanti a Dio o davanti a un pubblico ufficiale la loro unione. Altri, presumibilmente, continueranno la loro convivenza esattamente così com’è. Dal punto di vista laico (come deve essere quello politico) differenze sostanziali fra le scelte, tutto sommato, io non ne vedo e pertanto non mi riesce affatto difficile porle sullo stesso piano e farne derivare medesimi diritti e obblighi. Né, sinceramente, credo che penserebbe differentemente la maggior parte della popolazione italiana, se non fosse che il tema Pacs è stato fortemente strumentalizzato, manipolato e ricondotto quasi esclusivamente alla “regolarizzazione delle coppie gay” che, peraltro, sono una minoranza rispetto alle coppie etero che vedrebbero “regolarizzata” la loro posizione.
Da un lato mi pare che le coppie etero non si facciano sentire abbastanza: si vedranno private della loro “piccola rivoluzione culturale”? D’altro lato mi pare che i gay abbiano attaccato il carro a un cavallo troppo veloce per loro: devono ancora fare i conti con una società bacchettona che li definisce diversi, pervertiti, froci… e parlano di riconoscimento della coppia e di pensione di reversibilità?
Come al solito, il meglio è nemico del bene: non sarebbe forse stato più semplice affrontare il dibattito step by step? Partendo dalla regolarizzazione delle coppie etero, poi estendendola ai gay, in forza (niente di meno!) di una norma costituzionale che ci vuole non discriminati per ragione di sesso. Non si sarebbe forse raggiunto un risultato condivisibile?
Complimenti, almeno nel farci prendere per i fondelli siamo davvero tutti uguali: etero e gay.
Tutto questo a me pare assolutamente ragionevole. Conosco molte coppie conviventi che condividono l’affitto o il mutuo, le bollette e la spesa, le chiacchiere e le beghe condominiali, il giardino quando c’è… Alcuni di loro probabilmente coroneranno il "sogno matrimoniale" e consolideranno davanti a Dio o davanti a un pubblico ufficiale la loro unione. Altri, presumibilmente, continueranno la loro convivenza esattamente così com’è. Dal punto di vista laico (come deve essere quello politico) differenze sostanziali fra le scelte, tutto sommato, io non ne vedo e pertanto non mi riesce affatto difficile porle sullo stesso piano e farne derivare medesimi diritti e obblighi. Né, sinceramente, credo che penserebbe differentemente la maggior parte della popolazione italiana, se non fosse che il tema Pacs è stato fortemente strumentalizzato, manipolato e ricondotto quasi esclusivamente alla “regolarizzazione delle coppie gay” che, peraltro, sono una minoranza rispetto alle coppie etero che vedrebbero “regolarizzata” la loro posizione.
Da un lato mi pare che le coppie etero non si facciano sentire abbastanza: si vedranno private della loro “piccola rivoluzione culturale”? D’altro lato mi pare che i gay abbiano attaccato il carro a un cavallo troppo veloce per loro: devono ancora fare i conti con una società bacchettona che li definisce diversi, pervertiti, froci… e parlano di riconoscimento della coppia e di pensione di reversibilità?
Come al solito, il meglio è nemico del bene: non sarebbe forse stato più semplice affrontare il dibattito step by step? Partendo dalla regolarizzazione delle coppie etero, poi estendendola ai gay, in forza (niente di meno!) di una norma costituzionale che ci vuole non discriminati per ragione di sesso. Non si sarebbe forse raggiunto un risultato condivisibile?
Complimenti, almeno nel farci prendere per i fondelli siamo davvero tutti uguali: etero e gay.