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lunedì 12 marzo 2007

Parole per sé


Ritorno a Parole per sé dal momento che, ad oggi, ho ricevuto molte promesse ma pochi racconti. Penso che l'autobiografia sia l'unico modo di esprimere sinceramente e realmente le proprie emozioni, senza alcun traduttore od esegeta a cui affidarne l'interpretazione.




Vi invito a leggere i racconti già pubblicati:

Il vero nemico
scritto da Francesco


Due canzoni ricordo della mia giovinezza, due frasi che hanno lasciato un segno tanto profondo da sembrare cicatrici bianche di frustate nella carne dell'anima.
Una era un verso del "Cantico dei drogati" di Fabrizio De Andrè, quello in cui racconta di "folletti di vetro / che mi spiano davanti /che mi ridono dietro...". Tutta la canzone era una visione allucinata della realtà, che solo molto dopo ho collegato con un principio di alcolismo con cui Fabrizio stava facendo i conti. Per me era la negazione della vita, la sublimazione del dolore dell'esistenza portato all'estremo, le corde del violino nel Trillo del diavolo che si spezzano una ad una... anche se l'ultima reggeva sempre.
L'altra, del tutto diversa, era... (leggi)




Brindisi
scritto da Assu
I bicchieri alzati e i sorrisi accesi su facce rilassate di un’estate appena iniziata. Gli aghi del grosso pino, testimone di stagioni vissute nel silenzio dell’incomprensione, caduti e ingialliti sul cortile di ghiaia sparsa sulla vecchia colata di cemento sollevato dalle radici degli alberi, bucato dalla forza inaspettata di un esile filo d’erba. Voci adulte che si sovrappongono alle medesime allegre e infantili degli anni passati. Guardo indietro, verso il cortile che si affaccia sulle terre arate con le zolle indurite dal calore e dall’arsura. È di là che arriva il vento di mare e io l’aspetto perché adesso ho bisogno di tornare a volare. Le voci si fanno confusione, la confusione angoscia, l’angoscia rabbia, la rabbia fuoco, il fuoco vendetta, la vendetta parole, le parole silenzi, i silenzi pensieri... (leggi)

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Parole per sé
scritto da Jane

Ha appreso da poco che c’è una cosa che si chiama scrittura.
I grandi coprono fogli di segni. Questi segni sono allineati e organizzati in gruppi. Le piacciono soprattutto quelli che vanno in su e quelli che vanno in giù. Gli altri sono un pochino noiosi. Si esercita a riempire pagine e pagine di segni che crede essere molto simili a quelli dei genitori. Fa gruppi di segni più corti e più lunghi, come i grandi, ma sta attenta ad includerne sempre parecchi che vanno su e parecchi che vanno giù, così che la sua scrittura risulti più interessante per chi la legge. È rimasta momentaneamente delusa dal ... (leggi)