GLI ALTRI CASSETTI

domenica 18 marzo 2007

La rivoluzione che parte dalla grammatica.


Le gambe incrociate sulla poltrona nella quale sembra sprofondare. Scherzo tirando banalmente in ballo una similitudine con Fracchia. Mi guarda allibita, chiedendomi: chi è? Tutto sommato è andata bene, avrebbe potuto chiedermi: chi era? accentuando il tono sulla coniugazione al passato del verbo essere, come fa solitamente quando mi prende in giro scherzando sulla mia età definendomi troppo giovane per essere sua madre e troppo vecchia per essere sua sorella. Il portatile appoggiato sulle ginocchia. Le sto seduta di fronte, leggo, lavoro, penso. Avrei voglia di fumare, ma la legge domestica lo vieta e oggi è giorno di rispetto totale: in casa non si fuma. Dovrei alzarmi, stringere attorno alle spalle la sciarpa nera e andare sul balcone. Sbircio dai vetri della finestra: il buio è quasi insolito. Anche la finestra di fronte casa mia è buia e la tapparella è abbassata. Non andrò a fumare, aspetterò che vada a letto e poi accenderò l’ultima sigaretta prima di andare a dormire per concludere il rito di dipendenza. La nonna Egeria – che non è proprio mia nonna, ma l’ho sempre considerata tale – diceva a suo marito fumatore: vergogna, schiavo di una foglia!
Lei però non dà segni di stanchezza. È lì a picchiare velocemente i tasti sul computer. La osservo. Ogni tanto sorride, ride, dice qualche parola ad alta voce. Sta messaggiando con qualcuno dei suoi amici. A un certo punto gira il monitor verso di me e mi invita a “leggere” un messaggio. Non c’è una sola parola. Il messaggio è costruito interamente da animazioni colorate e allegre. Non riesco a decifrare il neo-geroglifico, ma la sensazione che me ne deriva è di gradevole e leggera piacevolezza. Le chiedo di decifrarlo per me e constato che ha un senso compiuto e perfino profondo. Vedo la scintilla nei suoi occhi che sintetizza un concetto ampio: io so leggere, usare e interpretare le tue parole, tu non sei capace di leggere, usare e interpretare le mie. E sapete una cosa? Lo trovo giusto e affascinante come lo è ogni forma di ribellione. Ma quale stupro della lingua italiana? Questi ragazzi – molto spesso – sono perfettamente in grado di utilizzare l’una e l’altra forma espressiva. Elaborano una scelta ben precisa fra una creatività indotta/convenzionale e una più libera e più sintetica anche nella forma scritta.

Mi è tornato alla mente un articolo letto qualche tempo fa, a proposito degli sms che stimolano la creatività.
L’ho cercato su internet e ritrovato.