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martedì 13 novembre 2007

Io non ho problemi.

Oggi, al bar, due uomini e una donna, tutti sulla quarantina o giù/su di lì, forse amici a giudicare dal tono confidenziale, discutevano circa la misurabilità di un problema.
Non esistono problemi grandi e problemi piccoli. Esistono problemi. Se uno sta bene di salute e di soldi, vivrà come enorme il problema dell’auto ferma per due giorni, in riparazione -
afferma il più alto dei tre, con un cappotto blu chiuso su una giacca dal taglio moderno ed elegante, come si intuisce dal modello dei pantaloni grigio scuro che coprono fino a mezzo tacco la scarpa di pelle morbida.
L’amico biondo ha una faccia nordica, la pelle è cotta dal finto sole delle lampade. Sciorina un nome che non colgo a sostegno della sua teoria: Ognuno misura i problemi secondo le sue esperienze.
La donna ha due occhi azzurri che catturano l’attenzione. È bella, ma i suoi occhi lo sono molto più di lei. Nonostante i tacchi è molto piccola di statura. L’atteggiamento è da bambola, la voce no. La voce è limpida e il tono deciso. Non pigola – penso – rispondendo a me stessa ché m’ero fatta l’idea di una vocina impostata da bambina. Io non ho problemi – dice con sicurezza.
Io non ho problemi. Mi sono portata con me quell’affermazione. Quanti sanno dirlo?
Poi, stasera, leggo questa riflessione di Remo Bassini.
Penso che i problemi siano misurabili oggettivamente. Vi sono grossi problemi e piccoli problemi, solo che non ce ne rendiamo conto quando il macigno pesa sulle nostre teste. La misurabilità soggettiva del problema è espressione dell’egoismo e dell’incapacità di guardare l’altro, di rispettarlo. Solo la morte ci ammorbidisce, ché la morte è spazzina, ché la morte ci fa paura.