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domenica 9 settembre 2007

Pulcinella Vs Robin Hood.


Qualcuno potrebbe scambiarlo per il diario di un’appassionata di folclore. Altri per una visione superficiale: la patina sorridente di una città che soffre nei Quartieri spagnoli, che muore alla Sanità, o anche sul Lungomare per uno sguardo di troppo alla “guagliuncella” dell’adolescente sbagliato che c’ha in tasca un coltello o una pistola.

Eppure, il ritorno della Festa di Piedigrotta segna un momento importante per questa città che, oramai, non nasconde più nulla sotto la scorza. Tutto è alla luce del giorno. Tutti sanno. Pochi parlano.
La grotta, regno dell’occulto e della magia, prima di essere sottratta al male e consacrata alla madonna, luogo amato da Virgilio (il mago che l'ha scavata in una sola notte) tanto da volerne fare la sua tomba, e da Leopardi che volle riposare assieme al grande maestro, ritorna al popolo, dopo essere stata teatro di incontri di camorra e di spaccio. La lotta eterna fra il male e il bene.


Il Palazzo Reale apre le porte a una sequenza di arte e musica e sorriso amaro che si manifesta in una delle più belle piazze d’Italia, Piazza del Plebiscito.


Teatro da gustare e applaudire. Teatro da vivere, fra il pubblico che commenta: Marooo’…Tina, che ti sei persa! Massimo Ranieri! Ha fatto le prove, era là a due passi da me. Mo’ usciranno i carri! Marooo’… mi viene ‘u friedd n’cop! Zi…statte zitta! Stanno aprendo i cancielli… p’ccirì, quando c’avevo l’età tua io andavo sopra i carri! E io ci posso andare? Nunno saccio com’è adesso. Vie’ acca, n’copp ‘e spalle, cussì vedi tutto.



Marooo’, quant’è bello! Però i carri, ai tempi miei erano tutti colorati!




Che d’è tutto sto’ bianco? So belli, però! So’ artistici! Quelli so’ carri allegorici, lo vedi Pulcinella?

Pulcinella sta legato da ‘nu serpient. Nonno, sta dentro l’uovo! È l’ovo d’u serpient che si vuole mangiare a Pulcinella! Marooo…, e che vor di? Che mo Pulcinella è solo nu ricordino pe’ i turisti. Guarda che faccia c’ha, guarda che faccia c’ha! Nunno saccio. A me me pare che s’assomiglia a qualcheruno. Nunno saccio. Zi…zitti, stanno cantando.

La festa avanza, coi suoi ritmi scanditi: musica, fuochi, luminarie e la maronna ‘e Piedigrotta. Ma la Napoli che protesta si organizza e reclama lavori di pubblica utilità per i disoccupati.





Da un lato gente che lavora, molta gente che lavora, d’altro lato gente che vorrebbe lavorare e protesta per i soldi spesi per la Festa. Una festa che ha dato lavoro a molti, ma evidentemente non a tutti. E allora? Allora si può tirare fuori il malumore e il grigio trantan della protesta. Si può dire: Spendete soldi e a noi non ci cambiate la vita.



Altri, molti altri, stanno lavorando, però. Com’è che dovrebbero funzionare le cose? Togli ai ricchi e dai ai poveri? Via dal palco artisti, montatori, scenografi, musicisti, organizzatori, giornalisti, attrezzisti, stampatori, grafici, progettisti, fonici, scultori, scrittori, storici, impiegati, operai, appassionati… e facciamo salire i disoccupati organizzati. È così che dovrebbe andare? Non lo so. Il cuore mi si stringe. Vorrei poter immaginare una soluzione. Vorrei poter dire loro: Questo rilancio è anche per voi. Lavorate attorno a una Napoli che si rilancia, perdio! Basta piangersi addosso. E capisco che, in fondo, sono solo un’ospite.


Uno sguardo al palco, non si sa mai Serena Rossi arrivasse prima del previsto; uno sguardo al manifesto e la voce: Vogliamo mangiare pure noi.


Nella città è tutto un da fare. Tanti hanno lavorato e lavorano sodo, e molto, senza guardare l’orologio, senza aspettare che qualcuno “sbagli” per incatenarsi nella piazza. E mi domando se la guerra è fra chi lavora e chi ha voglia di lavorare oppure fra chi lavora, inventandosi l’arte, e chi trascorre la vita a lamentarsi di non avere un lavoro. Mi domando se serve scambiare la maschera di Pulcinella con l’arco di Robin Hood. E chi può imbracciare quell’arco?