GLI ALTRI CASSETTI

domenica 16 settembre 2007

Castrazione chimica.

Ho riflettuto a lungo sul progetto di legge relativo alla castrazione chimica. Credo che alcune osservazioni vadano fatte.

La pedofilia non è solo questione di sesso. La violenza che si subisce è più intima, più sconvolgente, più duratura e, negli anni, acquisisce l’aspetto genericamente definito senso di colpa. E anche sul senso di colpa, c’è molto da dire, perché non è circoscritto alla sola sensazione di disagio interiore rispetto alla possibilità di scegliere. È più esteso e si manifesta in un’altra domanda che ti attanaglia nelle notti, quando il resto del mondo dorme, e, tu, ti chiedi se avresti potuto evitarlo, se in qualche modo sei stato accondiscendente. Analisti e amici cari ti convincono che no, non è colpa tua, non avresti potuto evitarlo, non hai avuto possibilità di scelta. Ma il dubbio resta e indurisci la tua esistenza in un no che urli al mondo intero, per dimostrare – prima di tutto a te stesso – che sei capace eccome di dire no, che la tua sofferenza non è stata vana. Hai bisogno di dare un senso a ciò che hai vissuto e lo trovi nell’indistinzione del no.

La castrazione chimica è percepita – dai più – come una cura. Una cura punitiva, certo, ma pur sempre una cura.

Temo che, in quest’ottica – che è l’unica finora percepita – la castrazione chimica sia solo un palliativo per rabbonire le masse. Un mezzo politico-strumentale di facile condivisione da parte di un pubblico per lo più avvezzo all’opinionismo a ogni costo, spesso afflitto da "punizione patologica generalizzata".

In quanto cura, la castrazione chimica finirebbe con l’accelerare il processo di messa in libertà del pedofilo, dietro la convinzione d’innocuità che, al contrario non è certa, non è provata, non è sostenibile. Soprattutto in considerazione del fatto che la violenza, anche quella sessuale, si può esplicare in modi differenti anche rispetto al sesso convenzionalmente inteso. Ricordo che vi sono pervertiti che non fanno sesso coi bambini ma che “si limitano” a guardare video e immagini, traendone “beneficio sessuale”.

Il processo d’imbastardimento mediatico finirebbe col trasformare la castrazione chimica in un'occasione di notorietà per il pedofilo castrato che sarebbe boccone ghiotto per la stampa e la televisione. Arriverebbe – attraverso cavi analogici e digitali – in tutte le case, diventando “volto noto” e, per effetto transitivo proprio della televisione, il bambino si fiderebbe di lui. Ricordo che il principale fine di ogni pedofilo è proprio la fiducia del bambino.

La castrazione chimica verrebbe erroneamente sventolata come risultato raggiunto in merito a un problema che invece non si risolve, se non in percentuale veramente esigua. Un risultato che non può essere – e lo diventerebbe! – scusante per il disimpegno politico-giuridico rispetto al problema.

L’impegno delle istituzioni, della politica, delle associazioni, di tutti, deve mirare alla reale messa in sicurezza del bambino, a casa, a scuola, nel parco, in palestra, in piscina, ovunque. Il controllo da parte delle autorità militari e di polizia, da parte degli adulti tutti, è fondamentale. Smetterla di nascondersi dietro il paravento del “non creiamo allarmismi spiccioli”. Il problema esiste ed è grave. Quale allarmismo? Hanno appena ritrovato il corpo della piccola Ylenia.

Sono profondamente convinta che ai bambini vada insegnato che a un adulto si può dire no, esattamente come gli insegniamo a dire grazie, prego, per favore, mi scusi, posso… e, questo, è l'impegno principale del genitore.

Sarà che sento il problema in prima persona, ma ho sempre detto a mia figlia che è possibile eccome che un adulto sbagli, che quando l’atteggiamento dell’adulto fa stare male o non è chiaro si deve domandare spiegazione a entrambi i genitori, ai nonni, agli insegnanti, al vigile che sta vicino alla scuola, a un poliziotto per strada. Parlarne con più persone possibili. Non serve lavare in casa i panni sporchi perché troppo spesso è proprio là che s’insudiciano. Far conoscere ai bambini i loro diritti, sin da piccolissimi. Dar loro il numero di Telefono Azzurro e farglielo imparare a memoria, come il 113 e il 118. Meglio una telefonata inutile che una telefonata mai fatta.