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giovedì 13 settembre 2007

Attitudini e Compromessi.

[Per una corretta interpretazione di questo post è fondamentale leggere “K-X-N: passaggi di antropologia urbana”, di Diego D’Andrea.]

N, odioso, diverso. N, solo ma deciso a uscire dalla solitudine. In un modo odioso, diverso. L’unico modo che conosce. Quello che gli piace, in fondo. Fuori dal conformismo che ci vuole tutti, inevitabilmente, educati. Non che sia sbagliato l’essere educati, s’intenda! Ma quanta forzatura c’è in quel rincorrere “la classe non è acqua”? in quel sentirsi orgogliosi di un pubblico riconoscimento di “savoir faire”? Ci tagliamo, tutti, le unghie dei piedi. Non basta usare le forbicine laccate d’oro zecchino per eludere tale necessità. E la patina di perbenismo, appreso fra i banchi di scuola dell’intellettualismo ad ogni costo, si sbriciola in brandelli di sapere. Uniformi, Compatti, Anonimi. Difendiamo il nostro territorio, senza neppure marcarlo perché non è educato urinare in giro. Pretendiamo che siano rispettate le nostre regole, anche quando cozzano con l’altrui star bene. L’importante è lo star bene UCA.

N c’è. La sua presenza odiosa e diversa si avverte come disagio controcorrente. N osserva. Si sente fuori posto, ma d’altro canto vanta il diritto di starvi. Ce l’ha. Col tempo lo capirà. Succede sempre troppo presto. Il desiderio di esserci in forma UCA è più forte perfino dell’esserci in sé. N sopito è un N integrato. Un N che ha intravisto la luce e ora può scegliere. Può?