Ieri sera, su La7 nel corso della trasmissione L'infedele, Gad Lerner ha proiettato un video che già mi aveva indignata alla sua prima diffusione su youtube che, al solito, ha preceduto i Media (che, comunque, non hanno speso molte parole, se si escludono i soliti noti). Si tratta di una delle performance di Gentilini (il giullaresco primo cittadino della città di Treviso) a proposito degli immigrati. Ma al di là del video in sé (inquietante, oltre che per l'evidente e impunita posizione razzista anche per una neppure troppo velata apologia del fascismo), credo che una riflessione vada fatta in merito a queste sue parole:
Intanto, i paladini del Governo si avvicinano al Popolo, ne acquisiscono paure, luoghi comuni, pregiudizi... e se ne fanno portavoce per accreditare come “volute dagli italiani” manovre politiche anticostituzionali, spesso, anche senza ribadirne la specifica utilità ad personam, prive di ogni etica e di ogni rispetto verso l'umanità.
Il Vangelo ha, tutto d'un botto, un altro teologo: il politico. E così Gesù Cristo diventa perfino il mezzo per avvalorare tesi razziste e talvolta spietate. L'ho visto mercificato in varie occasioni, ma come testimonial di una politica razzista, io, il Cristo non me lo figuro per nulla. Saranno pure lontani i tempi in cui frequentavo il catechismo ma mi pare di ricordare che valori come l'accoglienza, l'uguaglianza, la fraternità... mi siano stati insegnati come inderogabili e non diversamente interpretabili rispetto al senso letterario. Ma anche in questo, la risposta del Governo è perfettamente coerente con la cristianità italica fatta di strani miscugli di modi d'intendere casalingo. E la Montagna più che da Maometto va dal suo Cristo.
Per la prima volta, in un Paese democratico e civile, i pregiudizi, anziché essere corretti, trovano un saldo appiglio governativo e diventano veicolo di trasmissione di una strategia ad personam, in un bizzarro do ut des. Tutto ciò è angosciante, tanto quanto l'immagine che ci viene prospettata della maggioranza degli italiani dipinta come un popolo (quello della libertà!) che trascorre i suoi giorni e le sue notti nella fervida attesa che il Suo Presidente venga liberato dai problemi giudiziari che lo affliggono, ché il pover'uomo non può sapientemente guidare il Paese se ogni tre per due qualcuno bussa alla porta per consegnargli un avviso di garanzia! Roba che spezza ogni "core de mamma".
In questo marasma si perde facilmente di vista l'obiettivo e si devia da ogni singolo problema reale, liquidandolo dietro una serie di discussioni sterili. Ammantandolo. Facendogli perdere la sua gravità. E tutto ciò è tanto più pericoloso se si considera che, dopo mesi di dialogo inseguito, l'unico scambio che emerge è il ridicolo “tu sei incapace e tu sei più incapace di me”. Ma in tale ottica l'unità di misura del politico italiano non è “l'incapacità”?