GLI ALTRI CASSETTI

mercoledì 23 gennaio 2008

Corto si può fare

Un passaggio veloce per invitarvi alla lettura del mio racconto selezionato da Barbara Garlaschelli e Daniela Losini per l’interessantissima iniziativa “Corto si può fare”.

venerdì 18 gennaio 2008

Pensando a voi.

In questi giorni, salendo e scendendo da aerei, treni e taxi, lontana dal blog, ho pensato al blog. Bè, ho pensato soprattutto al lavoro, ché per quello ero in giro, ma ho pensato anche al blog. E ho pensato ad alcuni blogger che da un po’ sono più silenziosi. Ho pensato alle lunghe discussioni di alcuni mesi fa. «Mi mancano» è stato il primo pensiero. Spudoratamente spontaneo e quindi più vero di ogni altra mediazione cui sono giunta successivamente. E ho consolidato un vecchio pensiero: quanto più scrivi tanto più ti scopri, e, inevitabilmente, si crea uno spartiacque. Resta chi più di altri ti somiglia. Tu non sai in cosa, fino a quanto, per quanto, ma sai che vi sono spontaneità emotive che si rassomigliano. Ti senti meno sola/o in quell'enorme spazio di pensieri che ritenevi "solitari".
La deformazione professionale m’imporrebbe l’arte delle public relations, ma io non ne ho voglia. Scrivo sul blog in ritagli di tempo che rubo al tempo che non mi
basta mai. Già: il tempo!

Segnalazioni:

Una riflessione di noantri sul corteggiamento del maschio alla femmina. Non nuova, ma ben scritta. Interessante leggere i commenti. Fra questi ne trovo uno che mi fa cascare le braccia. Dice così: “Ma voi ve lo siete mai chiesti cosa pensa una donna la prima volta che esce con un uomo? Meditate, gente, meditate... Perchè potreste avere delle sorprese, oh sì sì sì !”
È una donna che lo scrive. Una di quelle che pensano che per essere rispettate dagli uomini bisogna mutuarne il format sessuale.

Come spesso accade, il blog della “Vipera” l’ho scoperto per caso. Ed è stato un bel scoprire. I due post sul matrimonio alla barese, per esempio, hanno accentuato la mia assoluta indisposizione alla partecipazione alle feste nuziali e accresciuto la necessità di elaborazione di scuse sempre più creative per giustificare l’astensione da braciabbraccitantiauguri e naturalmente figlimaschi!

Un bel post sulle "parole dette con le mani", da Remo Bassini. (Mi ha fatto ripensare a mio nonno Domenico. Lui sosteneva che "le mani di un uomo che non ha mai lavorato, non saranno mai le mani di un uomo perbene".)

Scompartimento per lettori e taciturno è un blog che leggo da parecchio tempo. Un blog che non stanca mai. C’è amarezza in questo post, ma c’è, soprattutto, una visione ampia di sé, un interrogarsi che mi è piaciuto moltissimo. Forse ci dovremmo soffermare più spesso su ciò che, a un certo punto, non facciamo più.

E, a proposito di "fare con le proprie mani", è bello il rapporto di Diego d'Andrea (con la d minuscola perché mi piace di più :) con la sua motocicletta. Da leggere il commento di Angelo.
Da Morgan, aggiornamenti su Gramos.

mercoledì 16 gennaio 2008

Sullo scrivere e sul leggere.

Da "Una storia semplice" di Leonardo Sciascia.
  • «Ma curiosamente, il fatto di dover scrivere delle cose che vedeva, la preoccupazione, l'angoscia quasi, dava alla sua mente una capacità di selezione, di scelta, di essenzialità per cui sensato e acuto finiva con l'essere quel che poi nella rete dello scrivere restava.»

Da "Varietà di esilio" di Mavis Gallant

  • «I racconti non sono capitoli di un romanzo. Non vanno letti uno dopo l'altro. Leggetene uno. Chiudete il libro. Leggete qualcos'altro. Riprendete il libro dopo un po' di tempo. I racconti sanno aspettare.»

Segnalazioni

Da Remo Bassini, un altro interessante articolo di Ciro Paglia.

Da Orasesta, un Calvino attualissimo.

Da Barbara Garlaschelli, i racconti di "Corto si può fare".

Viene col freddo, una poesia di Cristina Bove.

sabato 12 gennaio 2008

Thinking Bloggers

Corrotta dalla figliola, meno antipatica di me fortunatamente per lei e per il prossimo, decido di aderire (parzialmente) all’iniziativa Thinking Bloggers. Per partecipare occorre essere nominati come “blog pensante”, cioè blog che fa pensare.
In questo periodo, francamente, sono io che sto pensando al blog. Mi sono domandata, ad esempio, se serva e quanto e se, al contrario, non sia altro tempo rubato alla vita reale. Perché, in fondo, in rete, ce la cantiamo e ce la suoniamo fra un esiguo numero di persone, sovente di buona cultura e di vedute piuttosto ampie. Ma pur sempre un gruppo esiguo. L’idea di rete, come network di conoscenze e saperi, è ancora lontana dalla blogosfera italiana, troppo legata alla messinscena della “famiglia”. Ci portiamo dietro il retaggio mafioso-cattolico dell’andazzo italian-paesano e ci circoscriviamo in circuiti intellettuali spesso ghettizzanti e ghettizzati.
Non so se merito la nomina di Laura & Lory e quella di Dandapit. Non lo scrivo per sentirmi dire il contrario e, naturalmente, le ringrazio per aver segnalato Il Cassetto delle Idee Libere. Lo scrivo per leggerlo e ritrovarlo e riflettere su ciò che posso fare io con questo spazio, per cercare di renderlo sempre più “pensato” e di stimolo al “pensare”.

A questo punto dovrei nominare cinque blog.
Non lo farò: i blog che leggo, che appaiano o meno nell’elenco dei link (non ho il tempo di aggiornarlo) mi forniscono, quasi sempre, spunti di riflessione. Nominerò un solo blog, non perché sia più “pensante” di altri, ma perché ha il coraggio di non nascondersi dietro alcun paravento di varietà letteraria e di tematizzare senza il timore di stancare. Si tratta di Sorelle
d’Italia. E segnalo un blogger che ha scelto il silenzio. Un silenzio che di spunti per pensare ne offre moltissimi.


Il regolamento:
Partecipare se si è stati nominati
Lasciare un link al post originario inglese
Inserire nel post il logo del Thinking blog award
Indicare 5 blog che hanno la "capacità di farti pensare"

venerdì 11 gennaio 2008

Vale tanto oro quanto pesa.


Non c'è da preoccuparsi, ha detto il presidente Napolitano, il quale si è, tuttavia, concesso di essere allarmato. Personalmente lo preferirei PRE-OCCUPATO, cioè OCCUPATO PRIMA. Ma prima c’erano troppi interessi! Napul è ‘na carta sporca, ma nisciuno se n’importa… cantava Pino Daniele. Già… una carta sporca che si fa “asso nella manica” quando c’è da scrollarsi di dosso responsabilità. «Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre…» scrive Roberto Saviano.
Si parla, adesso, delle pecore e delle bufale di Acerra e di Brusciano, e di tetraclorodibenzo-p-diossina. Domani è un altro giorno però, e gli scandali alla “Corona” torneranno a riempire le pagine dei quotidiani e a tormentarci con special televisivi. Le strade di Napoli sembreranno pulite e si dimenticherà. Tanto poi si può sempre dire che Napoli non cambierà mai!

Non ci interrogheremo, no, sull’enorme quantitativo di monnezza che, ogni giorno, produciamo. La regione Campania destinerà un budget per informare e comunicare come e quanto bene si è fatto. Più bravi a destra o a sinistra? Pagherà l’Europa ché rientra nei Por questa promozione della città. Cioè pagheranno i cittadini. Lo stesso hanno fatto e fanno e faranno le altre regioni.
La monnezza ci sommergerà e noi continueremo a farci raggirare e continueremo a parlare del contorno. Senza domandarci cos’è che possiamo fare noi. Continueremo a scartare chili di inutili pack, belle e scintillanti
confezioni. Tanto il problema è di Napoli!

giovedì 10 gennaio 2008

Scambio di generi.

Diego scrive, anzi no: a Diego scrivono. Cioè: Diego scrive che a Diego scrivono. Semplificando: Diego cambia sesso. Cioè non è che Diego cambia sesso. Insomma: Diego è una donna che scrive a Diego. Vabbè leggete la lettera.
Poi.
Io scrivo, anzi no Diego scrive, ma non è Diego. Spiego: io sono un uomo che scrive a Diego che è una donna. Insomma: la risposta e qui sotto.
E adesso vado a guardare nella cassetta della posta. ;)
  • Mia cara,
  • talvolta mi chiedo se mi scrivi perché sei convinta che io sia diverso, o perché vuoi convincermi che l’amore non sia affatto un’eccezione. Che, al contrario, sia un punto essenziale di quella strana retta che è la vita e che le bolle di sapone possono solidificarsi; diventare sfere di cristallo.
  • Non ti sorprendere, Elena, ma l’altra sera, quando sei, anzi quando siete andati via, io non ho immaginato nulla. Ho sorriso, forse – francamente non lo ricordo – per salutarti. Eravamo tutti insieme e – questo me lo ricordo, invece – Gianni stava raccontando del suo ultimo viaggio. Mi stavo godendo la serata. Mi sembrava che si stesse bene. Hai detto che tua madre aveva bisogno di vederti e non mi è sembrato strano. Succede! Che fosse una scusa l’apprendo adesso.
  • È questo il punto, mia cara, spesso tu immagini che altri immaginino che tu immagini… troppo complicato amica mia: i rapporti sono più lineari per noi maschi, se è di maschi e femmine che vuoi sentirmi parlare.
  • “Dove stiamo andando, io e te?”, che domanda è? Non trovo parole che possano soddisfare la tua esigenza di sentirti rassicurata. Se non trovi in te le rassicurazioni di cui hai bisogno, allora non le avrai da me.
  • Mia sorella, una volta, mi ha domandato: Come fai a capire se un uomo è innamorato? Non le risposi. Qualche volta mi torna in mente la sua insicurezza di allora, il bisogno disperato di sentirsi rassicurata, di sentirsi amata per sentirsi poi libera di lasciarsi andare all’amore. Strano! Io penso che le cose vengano da sé, che non sia possibile programmare l’amore. E gradirei di gran lunga andarmi a fare due spaghetti con la donna con la quale sto bene, piuttosto che incamminarmi sognante verso una meta sconosciuta.
  • Non so cosa dire, Elena, perché ciò che mi stai scrivendo è che hai bisogno di un “ti amo”, o quantomeno di un “potrei amarti”, per sentirti libera di ruzzolare. Cosa potrei fare o dire senza offendere la tua sensibilità femminile o il tuo assai opinabile femminismo? Non cadrò nella tua trappola, mia cara. Posso esserti amico, ma non posso farti da voce della coscienza.
    Il tuo amico.
(Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.)

martedì 8 gennaio 2008

Perché?

Ci sono post (Jane) che andrebbero incorniciati, altri (Lameduck) certamente letti e riletti, sull'aborto. Eppure, la sintesi della maggior parte delle cose che ho letto è questa:

È innato, nella donna, il senso di maternità. Dunque questa Società (il Sistema!) deve darle l’opportunità di figliare a mitraglia. Ma quale diritto univoco all’aborto!? Non è umanamente possibile che una donna non voglia figli: è un desiderio insito nella “femminilità”.

È difficile accettare, per un uomo, che il suo seme prezioso vada sprecato o – non sia mai! – “raschiato”. Decine, centinaia di bambini nati e ammazzati dalle guerre degli uomini (forti, soldati, difensori della patria e dei valori) non suscitano tanta amarezza quanto la non morte di un essere mai nato. Perché?

sabato 5 gennaio 2008

Eibhlin non lo sa

di Ilaria Ubaldi

Secondo me c’è quasi del sacro nell’atto di uno scrittore che regala il proprio libro, perché è come se regalasse un po’ di sé. Lo penso ogni volta che leggo la dedica su Eibhlin non lo sa, di Laura Costantini e Loredana Falcone.
Quando ho avuto il libro fra le mani sono stata contenta. Poi m’è presa l’angoscia.
- E se non mi piace?
- Se non ti piace, amen… ha detto mamma.
- Glielo devo dire?
- Cosa?
- Se non mi piace, glielo devo dire?
Sintesi della risposta di mamma (troppo lunga e filosofica!!!): bisogna dare una spiegazione a ciò che non ci piace, anzi soprattutto a ciò che non ci piace. Altrimenti è troppo facile!
(Io ho capito questo!!!)

Invece il libro mi è piaciuto al punto che dopo averlo finito ho letto anche New York 1920 e sono alla ricerca di
Roma 1944. Lo sposo di guerra.

Ma veniamo a Eibhlin non lo sa.

È indubbio! Subisco il fascino dell’Irlanda e del Mito.
In Eibhlin non lo sa c’è l’Irlanda e c’è il Mito. C’è il fanatismo cattolico e c’è la strega. C’è una filosofia di vita che mi sta molto a cuore: lascia che le cose accadano.
Eibhlin è una strega, è una donna che sa amare se stessa e la sua voglia di vivere la sua vita (nel bosco, a contatto con la natura) anche più del suo essere innamorata.
Devo stare attenta a non svelare troppo, però!
Avrebbe potuto essere il mio personaggio preferito… ma … ma Tara è quella che più mi ha colpito. Tara, secondo me, somiglia molto a me (o dovrei dire a noi adolescenti) perché ha una profondità che lei stessa non sa di avere, anzi rifiuta di avere. Tara nella sua infinita “lotta” contro suo padre, per essere del tutto diversa dal modello che lui ha disegnato, finisce col confinarsi in un vortice di lustrini, denaro, frivolezza. Tutto è apparenza in Tara, ma non Tara stessa.
Lei è reale. È una ragazza di questo tempo, come tutte noi che ci ritroviamo immerse in pensieri grandi, troppo grandi, e li seppelliamo sotto le magliette colorate, i piercing, i jeans griffati…ma sotto al luccichio c’è la scorza che protegge un cuore.

È un romanzo d’amore sì, ma che cosa c’è di male nell’amore? Io ho voglia di crederci, di sognare, di sperare…
Seasamh, il dottore di cui Tara si innamora e che ama Tara è un personaggio positivo … non solo perché è un gran figo (che non guasta!) ma soprattutto perché è per lei uno specchio che riflette il suo io più nascosto. E ce ne vorrebbe di gente che sappia guardare dentro di noi!!!

Insomma, se non si fosse capito: mi è piaciuto.
Leggete e amate.
:) :) :) :) ilaria

giovedì 3 gennaio 2008

Legge 194/78 - Il popolo ce l'ha data e nessuno la tocchi.

Ci sono momenti in cui vorrei credere che esista un Paradiso, se non altro per la conseguente esistenza dell’Inferno nel quale mi pregerei di finire, per godere la vista della Cardinal Ruini Band bruciare tra le fiamme, espiare e domandare perdono a quel Dio tanto invocato quanto tradito e strumentalizzato a danno dei credenti e a solo beneficio di un sistema politico da incubo.

Anno che viene, Donna che muore!

Duana, diciassette anni – l’età di mia figlia! – non vedrà realizzati i suoi desideri e buoni propositi per il nuovo anno. Non vedrà crescere la sua bambina.
Duana è morta, uccisa da un colpo di pistola al petto.
Non darò fiato alle miserevoli considerazioni che già stanno popolando la rete e che rivendicano il risarcimento al popolo rumeno criticando la poca visibilità che il fatto ha avuto e immaginando una diversa indignazione se a morire fosse stata una donna italiana, né le emerite stronzate che popolano le menti più ignoranti e grette giacché il fatto si è “consumato” al Sud.
Un’altra donna è stata uccisa da un uomo: questo è il fatto. Permettere che i fatti vengano deviati dai pregiudizi è gravissimo. Permettere che i fatti vengano infangati da un punto di partenza errato non porterà mai a una nuova storia.

mercoledì 2 gennaio 2008

Chi ben comincia...

Dopo le scorpacciate, non solo alimentari ma anche di vari intellettualismi sul consumismo del natale e sull’assurdità di ultimi dell’anno tutto fiocchi, lazzi, spari, balli… salvo precipitarsi nei supermercati e infilarsi in pur criticatissimi abitini da incerto cabaret. Ecco, dopo tutto questo vediamo di cominciare l’anno all’insegna della civiltà e con una sana e vera speranza di cambiamento. Rispondiamo all’APPELLO DI SALVATORE BORSELLINO e SOSTENIAMO CASABLANCA. Io ho già fatto, sottoscrivendo un Abbonamento Sostenitore.

E se vi siete persi il Discorso alla Nazione… potete scegliere fra quello
istituzionale e quello alternativo.
Intanto: sono felice di annunciarvi che IL CASSETTO DELLE IDEE LIBERE è fra i più letti dagli italiani... o quasi! Grazie Eva: è reciproco, lo sai. :)
E poi:

Concludo segnalandovi il bel post di Beppe Sebaste: Se cerchi la civiltà chiedi alla polvere.